Daga rompispada
Manifattura dell'Italia settentrionale Fine XVI-inizio del XVII secolo
Questa particolare daga, un’arma bianca corta e dotata di doppia lama, aveva la funzione di “rompispada“, ovvero serviva per agganciare il fendente del nemico e romperne la lama, oppure sfilarla dalla sua mano. La particolare fattura permette di ipotizzare una fabbricazione nord-italiana, forse nell’ambito della produzione spagnola del ducato di Milano, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.
Questa particolare daga, un’arma bianca corta e dotata di doppia lama, aveva la funzione di “rompispada“, ovvero serviva per agganciare il fendente del nemico e romperne la lama, oppure sfilarla dalla sua mano. La particolare fattura permette di ipotizzare una fabbricazione nord-italiana, forse nell’ambito della produzione spagnola del ducato di Milano, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La daga è un’arma bianca corta, in foggia di spada, solitamente dotata di due fili, cioè di due lame affilate, lungo entrambi i bordi della struttura metallica forgiata (Gelli 1900, pp. 173-176; Oakeshott 2012, pp. 225-235). L'oggetto in esame, però, non presenta questi fili lisci e taglienti, ma da un lato mostra fitti denti di piccolissime dimensioni e dall’altro diciotto denti ben più lunghi e spessi di forma piramidale allungata. La punta sommitale, a sezione quadrangolare, è lunga e aguzza. Questa singolare lama a pettine si innesta su un’elsa a forma di "S", che da un lato presenta due asole metalliche, dall’altro una semplicissima decorazione formata da una linea ondulata realizzata tramite punti impressi nel metallo. L’elsa è fissata a un manico rivestito di legno, terminante in un pomo metallico a cono tronco scanalato (di Carpegna 1969, pp. 53-54, n. 306). La particolare foggia di questa daga è dovuta alla sua funzione di “rompispada“, o “daga da presa“. L’arma veniva utilizzata in battaglia per affrontare soldati armati di spada al fine di incastrarne la lama tra i denti più lunghi della daga, che, una volta torta, avrebbe potuto sfilare la spada dalla mano del nemico oppure spezzarla. Un lato, quindi, era dotato di una temibile lama seghettata, l’altro di un pettine utile per offendere le spade nemiche. La daga qui in esame, priva di marchi dell’armeria che la forgiò, è stata collegata da Nolfo di Carpegna alla manifattura tedesca e collocata cronologicamente all’inizio del XVII secolo, grazie alla rilevata affinità con due esemplari conservati presso la Wallace Collection di Londra. Questi due oggetti (inv. A867 e inv. A868), negli studi successivi sono stati però associati a un ambito di fabbricazione nord-italiana, mantenendone la datazione ai primi decenni del Seicento (Peterson 1968; Boccia, Coelho 1975, nn. 525-526). Il Victoria & Albert Museum di Londra conserva un esemplare con la lama pressoché identica a quello qui in esame (inv. M.1-1946, in Blair 1962, fig. 24), assegnato a maestranze spagnole della fine del XVI secolo che, come è noto, dominavano lo stato di Milano nella seconda metà del secolo. Considerata l’assenza di marchi impressi e la somiglianza con l’esemplare conservato nel Victoria & Albert Museum, è possibile che anche la daga del Museo di Palazzo Venezia possa afferire al contesto nord-italiano a cavaliere tra i secoli XVI e XVII.
L’arma proviene dalla collezione del principe Ladislao Odescalchi (1846-1922), acquistata dallo Stato italiano nel 1959 e collocata nel Museo di Palazzo Venezia nel 1969. Essa non era costituita da un’armeria di famiglia, ma era frutto di mirati acquisti sul mercato nazionale (Firenze, Roma) e internazionale (Parigi, Londra) a partire dal tardo Ottocento, guidati dal gusto personale di Odescalchi (Barberini 2007; Fossà 2007).
Giulia Zaccariotto
Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025
Stato di conservazione
Buono.
Provenienza
Collezione Ladislao Odescalchi (Odescalchi, n. 135);
acquisita dallo Stato italiano, 1959;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1969.
Esposizioni
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Antiche armi dal sec. IX al XVIII. Già Collezione Odescalchi, maggio-luglio 1969.
Bibliografia
Gelli Jacopo, Guida del raccoglitore e dell’amatore di armi antiche, Milano 1900;
Blair Claude, European and American Arms, c. 1100-1850, London 1962;
Peterson, Harold, Daggers and Fighting Knives of the Western World. From the Stone Age till 1900, London 1968;
di Carpegna Nolfo (a cura di), Antiche armi dal sec. IX al XVIII. Già Collezione Odescalchi, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, maggio-luglio 1969), con schede a firma del curatore, Roma 1969, p. 53, n. 306;
Boccia Lionello Giorgio, Coelho Eduardo Teixeira, Armi bianche italiane, Milano 1975;
Barberini Maria Giulia, La collezione Odescalchi di armi antiche: storia della raccolta del principe Ladislao, in «Bollettino d’arte», s. VI, XCI, 2006 (2007), 137/138, pp. 101-114;
Fossà, Bianca Studio conservativo delle armi e armature Odescalchi. Nuove metodologie per la schedatura di una collezione, in «Bollettino d’arte», s. VI, XCI, 2006 (2007), 137/138, pp. 115-142;
Oakeshott, Ewart, European Weapons and Armour. From the Renaissance to the Industrial Revolution, Woodbridge 2012;