Croce opistografa

Andrea Guardi 1430-1435

In mostra presso Palazzo Venezia

Questa croce in pietra calcarea presenta figurazioni su entrambe le facce. Sul recto l’iconografia della Trinità è combinata con quella del sacrificio eucaristico. Sul verso vi è la Madonna a figura intera che sostiene il Bambino e nelle estremità laterali due angeli adoranti rivolti verso il gruppo sacro. I bordi di entrambe le facce sono decorati con una sobria fascia modanata la cui continuità è interrotta di tanto in tanto da alcuni elementi che sporgono dallo spazio centrale. I lati brevi della croce sono impreziositi da flessuose foglie d’acanto a rilievo. L'opera spetta allo scultore fiorentino del Quattrocento Andrea Guardi.

Questa croce in pietra calcarea presenta figurazioni su entrambe le facce. Sul recto l’iconografia della Trinità è combinata con quella del sacrificio eucaristico. Sul verso vi è la Madonna a figura intera che sostiene il Bambino e nelle estremità laterali due angeli adoranti rivolti verso il gruppo sacro. I bordi di entrambe le facce sono decorati con una sobria fascia modanata la cui continuità è interrotta di tanto in tanto da alcuni elementi che sporgono dallo spazio centrale. I lati brevi della croce sono impreziositi da flessuose foglie d’acanto a rilievo. L'opera spetta allo scultore fiorentino del Quattrocento Andrea Guardi.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Croce opistografa Autore: Andrea Guardi Data oggetto: 1430-1435 Materiale: Pietra calcarea Dimensioni: altezza 105 cm; larghezza 82,5 cm
Tipologia: Sculture Acquisizione: 1959 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 10641

Nel 1876 il collezionista romano Costantino Corvisieri donò l’opera in esame all’ex Museo Artistico-Industriale di Roma, ove, nell’inventario del 1884, fu registrata come “croce in pietra calcarea con bassorilievi dipinti, Scuola Umbra, secolo XIV” (Borghini, Cavallo 2011). Le tracce di pittura allora visibili sono ormai chiaramente scomparse. Dopo la chiusura dell’istituto, il pezzo fece il suo ingresso nel Museo Nazionale di Palazzo Venezia il 30 settembre del 1959. L’opera fu subito stipata nei depositi e per molto tempo non venne più menzionata dalla critica, almeno fino a quando Caglioti (1998) la pubblicò con un’attribuzione allo scultore fiorentino Andrea Guardi (documentato dal 1428, scomparso post 1476), datandola verso la metà del quinto decennio del XV secolo.
Secondo un'abbastanza recente ipotesi, la croce è da inquadrare come uno dei prodotti realizzati durante la prima congiuntura marchigiana della carriera dell’artista, collocabile verso la metà degli anni trenta del Quattrocento (Donati 2015). Proprio dai ruderi della chiesa di San Savino di Lisciano presso Ascoli proviene infatti una croce figurata in terracotta (Ascoli Piceno, Museo Diocesano) che mostra un’identità pressoché totale con il recto dell’opera di Palazzo Venezia. Si tratta di una probabile replica autografa tratta dall’originale in pietra e non del modello preparatorio per quest’ultima come invece sostenuto da Picciolo, Cipollini (2014). Bisogna inoltre ricordare che il 20 aprile 1436 il Comune di Ancona pagò “magistro Gasparro taglapreta e magistro Andree de Florentia” per la fornitura di sei pietre da utilizzare come stemmi (Mazzalupi 2008). La presenza dell’artista nella città dorica in quel momento, oltre a essere quasi sicuramente collegata alla realizzazione della tomba del vescovo Simone Vigilanti nella chiesa di San Francesco alle Scale (oggi sopravvive solo la lastra con l’iscrizione al Museo della Città), può confortare l’ipotesi di una realizzazione della croce di Palazzo Venezia in quegli anni. Anche dal punto di vista stilistico, le figure della croce in esame non sembrano ancora mostrare il ductus più energico del Crocifisso del sepolcro San Severino (Napoli, San Giovanni a Carbonara) realizzato circa una decade dopo. Anzi, alcuni particolari come il viso e, sebbene in misura minore, la veste della Madonna presentano affinità più salienti con le figure della Prudenza e della Temperanza del monumento funerario di Ladislao di Durazzo (Napoli, San Giovanni a Carbonara), impresa corale alla quale partecipò anche il nostro scultore a cavallo tra il secondo e il terzo decennio; dunque, subito prima del documentato soggiorno marchigiano.

Lorenzo Pirazzi

Discreto.

Roma, Collezione Corvisieri, fino al 1876;
Roma, Museo Artistico-Industriale, fino al 1959;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, deposito.

Roma, Museo del Corso, Il ’400 a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino, 29 aprile-7 settembre 2008.

Erculei Raffaele, Museo del Medio Evo e del Rinascimento per lo studio dell’arte applicata all’industria. Catalogo per l’anno 1876, Roma 1876, p. 84;
Ferrari Giulio, Museo Artistico Industriale di Roma. Catalogo delle collezioni redatto da Giulio Ferrari per cura del consiglio direttivo, Roma 1906, p. 16, n. 47;
Caglioti Francesco, Su Isaia da Pisa. Due "Angeli reggicandelabro" in Santa Sabina all’Aventino e l’altare eucaristico del cardinal d’Estouteville per Santa Maria Maggiore, in «Prospettiva», 89-90, 1998, p. 157, nota 123; pp. 148-149, figg. 28-30;
Gavallotti Cavallero, in Barberini Maria Giulia, Tracce di Pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, pp. 249-250, n. 13;
Gavallotti Cavallero, in Bernardini Maria Grazia, Bussagli Marco (a cura di), Il ’400 a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino, catalogo della mostra (Roma, Museo del Corso, 29 aprile-7 settembre 2008), vol. II, Milano 2008, p. 222, n. 141;
Mazzalupi Matteo, Ancona alla metà del Quattrocento: Piero della Francesca, Giorgio da Sebenico, Antonio da Firenze, in De Marchi Andrea, Mazzalupi Matteo (a cura di), Pittori ad Ancona nel Quattrocento, Milano, 2008, pp. 230-231;
Borghini Gabriele, Cavallo Maria Lucia, 1860-1861. Garibaldi. Rivoluzione delle Due Sicilie. Album fotografico, Roma 2011, n. 74;
Picciolo Michele, Cipollini Adriana, La Croce della Santissima Trinità di Lisciano, in «La Vita Picena», n. 3, 8 febbraio 2014; n. 4, 22 febbraio 2014 (settimanale online consultabile su www.lavitapicena.it); 
Donati Gabriele, Andrea Guardi. Uno scultore di costa nell’Italia del Quattrocento, Pisa 2015, pp. 61-62, 158, 239, n. 58;
Principi Lorenzo, Sul patrimonio scultoreo della Lunigiana storica tra Quattro e Cinqucento. Novità e precisazioni su Francesco di Valdambrino, Andrea Guardi, Leonardo Riccomanni e Domenico Gare, in Gli incontri di Apuamater. Conferenze 2013-2016, Massa 2016, p. 150.

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