Croce dipinta
Maestro cavalliniano Fine XIII-inizio del XIV secolo
In legno d’olmo, è a sagomatura semplice. Si compone di una tavola centrale costituita da un’asse rettangolare, tabelloni e braccia, in cui sono rappresentati il Cristo crocifisso, la Vergine e san Giovanni Evangelista. A coronamento è posta una cimasa nella quale è possibile distinguere un Cristo Redentore in trono fra angeli e due busti di santi di difficile identificazione. Dal punto di vista stilistico è inquadrabile soprattutto in rapporto con quanto stava avvenendo alla fine del XIII secolo sui ponteggi della basilica di San Francesco ad Assisi e al cromatismo endogeno cavalliniano.
In legno d’olmo, è a sagomatura semplice. Si compone di una tavola centrale costituita da un’asse rettangolare, tabelloni e braccia, in cui sono rappresentati il Cristo crocifisso, la Vergine e san Giovanni Evangelista. A coronamento è posta una cimasa nella quale è possibile distinguere un Cristo Redentore in trono fra angeli e due busti di santi di difficile identificazione. Dal punto di vista stilistico è inquadrabile soprattutto in rapporto con quanto stava avvenendo alla fine del XIII secolo sui ponteggi della basilica di San Francesco ad Assisi e al cromatismo endogeno cavalliniano.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La croce, rinvenuta da Ilaria Toesca nel 1966, era murata, in condizioni conservative di illeggibilità, al di sopra dell’altare destro della chiesa di San Tommaso de' Cenci a Roma e proveniva con ogni probabilità dalla chiesa di Santa Maria in Aracoeli. Il committente potrebbe esser stato o Pietro Colonna (Romano 2006) o Matteo d’Acquasparta (Monciatti 2021). La scoperta è stata importante perché ha determinato il recupero di una delle opere più interessanti della produzione artistica romana di fine Duecento-inizi Trecento, soprattutto per la sua straordinarietà tipologica nel territorio dell’Urbe.
Claudia D’Alberto
Stato di conservazione
Mediocre. La croce, sostenuta da cinque traverse diverse, presenta a livello di supporto molte lacune sparse con una grossa fenditura passante in basso sul retro. Sono ancora riscontrabili passati attacchi di tarli. Dal punto di vista dello strato preparatorio e della pellicola pittorica sono stati rilevati molteplici distacchi e sollevamenti sia di preparazione che della pittura, alcuni valutati come stabili altri come pericolanti. Lo strato pittorico appare fortemente abraso.
Restauri e analisi
Al 1966, in occasione del ritrovamento dell’opera, risale il restauro più importante che ha liberato la Croce da pesanti ridipinture realizzate probabilmente intorno al 1881, quando l’arciconfraternita di Santa Maria del Pianto fece “riallestire” la chiesa di San Tommaso (Toesca 1966). Nel 2009 per il prestito della croce alla mostra Giotto e il Trecento, è stato rilevato uno stato conservativo mediocre con lacune del supporto, fenditura passante sul retro e molteplici distacchi e sollevamenti sia di preparazione che di pellicola pittorica.
Iscrizioni
Presenza del titulus crucis con l’abbreviazione «INRI». Si riconoscono alcuni frammenti di R e la I finale, sebbene la letteratura scientifica vi abbia riscontrato rifacimenti successivi. Doveva campeggiare su un cartiglio raffigurato come inchiodato al montante della croce.
Provenienza
La Croce dipinta proviene in origine da Santa Maria in Aracoeli. Stando, infatti, a una memoria di Jacovo delli Cenci trascritta da una nota seicentesca di Girolamo Cenci e alle Memorie Historiche di padre Casimiro (1736), l'opera venne donata nel 1445 dal Guardiano minorita Osservante al nuovo responsabile amministrativo dell’Ara Coeli, ovverosia Jacopo Cenci che la trasferì subito nella chiesa di famiglia intitolata a San Tommaso.
Esposizioni
Roma, Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli, Dipinti romani tra Giotto e Cavallini, 8 aprile-29 giugno 2004;
Roma, Complesso del Vittoriano, Giotto e il Trecento. "Il piu sovrano maestro stato in dipintura", 6 marzo-29 giugno 2009.
Fonti e documenti
Memoria di Jacovo delli Cenci trascritta da una nota seicentesca di Girolamo Cenci – rintracciata da Ilaria Toesca (1966, pp. 27-32) nell’Archivio Cenci Bolognetti, Università di Roma e poi confluita nella banca dati Soprintendenza Archivistica per il Lazio; Memorie istoriche della Chiesa e Convento di S. Maria in Aracoeli di Roma, raccolte da Casimiro Romano P.F., Roma 1736.
Bibliografia
Toesca Ilaria, Una croce dipinta romana, in «Bollettino d’arte», 5.Ser. 51.1966, pp. 27-32;
Tomei Alessandro, Pietro Cavallini, Cinisello Balsamo 2000, pp. 80-84;
Strinati, in Strinati Tommaso, Tartuferi Angelo (a cura di), Dipinti romani tra Giotto e Cavallini, catalogo della mostra (Roma, Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli, 8 aprile-29 giugno 2004), Milano 2004, pp. 66-67, n. 6;
Romano Serena, I Colonna a Roma 1288-1297, in Carocci Sandro (a cura di), La nobiltà romana nel medioevo, Roma 2006, pp. 291-312;
D'Alberto, in Tomei Alessandro (a cura di), Giotto e il Trecento. "Il piu sovrano maestro stato in dipintura", catalogo della mostra (Roma, Complesso del Vittoriano, 6 marzo-29 giugno 2009), Milano 2009, pp. 178-179, n. 22;
Monciatti Alessio, Evidenze e complessità sulla croce dipinta di San Tommaso dei Cenci a Roma, in D’Achille Anna Maria, Iacobini Antonio, Pistilli Pio Francesco, Domus sapienter staurata. Scritti di storia dell’arte per Marina Righetti, Cinisello Balsamo 2021, pp. 270-281.