Croce astile

Hernando de Oñate il Vecchio Ultimo quarto del XVI secolo

Croce astile di forma latina. I bracci, raccordati da una tabella quadrangolare, sono profilati da motivi vegetali stilizzati e conclusi da terminali quadrilobati mistilinei. La traversa reca inserzioni laterali vasiformi. Sul recto e sul verso, ai lati del Crocifisso e dell’Immacolata, sono figure di santi a mezzo busto in medaglioni. Il nodo globulare, congiunto all’asta, è percorso da una fascia mediana esagonale traforata. Il repertorio decorativo, svolto su fondo granito, comprende festoni di frutti, mascheroni e cartelle. Il fusto è inserito in una base cilindrica di legno dorato. L'opera può essere ricondotta alla produzione di Hernando de Oñate il Vecchio nell'ultimo quarto del Cinquecento.

Croce astile di forma latina. I bracci, raccordati da una tabella quadrangolare, sono profilati da motivi vegetali stilizzati e conclusi da terminali quadrilobati mistilinei. La traversa reca inserzioni laterali vasiformi. Sul recto e sul verso, ai lati del Crocifisso e dell’Immacolata, sono figure di santi a mezzo busto in medaglioni. Il nodo globulare, congiunto all’asta, è percorso da una fascia mediana esagonale traforata. Il repertorio decorativo, svolto su fondo granito, comprende festoni di frutti, mascheroni e cartelle. Il fusto è inserito in una base cilindrica di legno dorato. L'opera può essere ricondotta alla produzione di Hernando de Oñate il Vecchio nell'ultimo quarto del Cinquecento.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Croce astile Autore: Hernando de Oñate il Vecchio Data oggetto: Ultimo quarto del XVI secolo Materiale: Argento, Legno Tecnica: Fusione, Sbalzo, Cesellatura, Incisione, Doratura, Intaglio Dimensioni: altezza 76 cm; larghezza 42,6 cm
Tipologia: Oreficeria Acquisizione: 1933 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 7951

Il marchio impresso sulla croce astile, già nella Collezione Wurts, ne identifica l’autore in Hernando de Oñate il Vecchio, argentiere attivo in Navarra nella seconda metà del XVI secolo. Nato a Olite intorno al 1541, nel 1563 si trasferì a Pamplona dove installò una bottega, nonostante i periodici soggiorni trascorsi a Tafalla (1567), Corella (1568) e Villava (1574); ritornato nella propria città natale nel 1580, morì nel 1592 (Orbe Sivatte, Heredia Moreno 1998, pp. 206-207). La sua attività documentata, svolta in gran parte per la committenza ecclesiastica localizzata fra la Ribera e la Zona Media della Navarra, comprende un numero piuttosto consistente di croci d’argento, manufatti realizzati fra il 1563 e il 1591 ma ritenuti, fino a oggi, tutti dispersi (Orbe Sivatte, Heredia Moreno 1998, pp. 212, 220; Orbe Sivatte 2000, pp. 55, 110, 277, 351, nota 33): l’esemplare già Wurts è quindi importante in quanto è l’unico conservato. 
La croce Wurts – già attribuita a un “orefice dell’alta Italia“ attivo nella prima metà del XVI secolo (scheda inventariale manoscritta, n. 119, P.V. 7951) – presenta un impianto strutturale d’ascendenza tardogotica, connotato da una serrata cornice di elementi vegetali che profila, su entrambi i lati, i bordi esterni dei bracci. Tale conformazione trova preciso riscontro in una croce astile proveniente dalla basilica di San Gregorio Ostiense presso Sorlada, compiuta da una bottega di Sangüesa negli anni centrali del Cinquecento e similmente caratterizzata da terminali quadrangolari mistilinei a orlo modanato (Cruz Valdovinos 1981, pp. 338, 366-367; Labeaga Mendiola 2012, pp. 68-69). In linea con soluzioni formali diffuse in Navarra dalla prima metà del XVI secolo, i medaglioni circolari ordinati alle estremità dei bracci della croce Wurts ospitano le raffigurazioni a mezzo busto dei Padri della Chiesa e degli Evangelisti (Biurrun Sótil 1935, p. 447). Questi ultimi, abbinati ai rispettivi simboli, corrispondono a una tipologia adottata con particolare incidenza nel tardo Cinquecento (Orbe Sivatte 2000, p. 206). La rappresentazione dei Padri della Chiesa – ciascuno dei quali sostiene un modellino di edificio ecclesiastico – si inquadra agilmente nell’opera di Hernando de Oñate il Vecchio, come prova il raffronto con i medesimi personaggi figurati nel sottocoppa di un calice eseguito in argento dorato per la chiesa di Santa Maria di Olite (Orbe Sivatte 1988, p. 59). Al Crocifisso reclino, qualificato da una accurata anatomia, corrisponde, sul verso, la Vergine Immacolata sullo sfondo di una raggiera, riferibile a modelli iconografici ricorrenti, sulle croci parrocchiali navarresi, dagli anni centrali del Cinquecento (Biurrun Sótil 1935, p. 450; Weber 1975, I, p. 410, n. 1040).
Un marcato aggiornamento in senso rinascimentale traspare dall’ornato svolto, sul fondo granito, nei campi interni ai bracci, sull’asta cilindrica e sul nodo globulare della croce Wurts (Orbe Sivatte 2000, p. 188). Il repertorio decorativo composto da cartelle mistilinee, festoni di frutti, protomi leonine e mascheroni antropomorfi, ricorre nei disegni di Wenzel Jamnitzer (metà del XVI secolo) e nelle incisioni per orafi di Bernhard Zan (1581) (Hayward 1976, p. 350, nn. 125-126; p. 355, n. 179). L’ampia condivisione di modelli di origine centroeuropea è favorita, anche nella penisola iberica, dalla circolazione di manufatti e di artefici di provenienza tedesca (Heredia Moreno 2000, pp. 101-102, 111-113). In questo contesto si collocano le inserzioni a tutto tondo applicate alle estremità della traversa – caratterizzate dalla tipica forma “ad anfora” munita di anse antropomorfe e di coperchio tornito – e le erme sagomate a voluta disposte alla base del montante, elementi proposti da Hernando de Oñate il Vecchio su di una pisside realizzata in argento dorato per la chiesa di Santa Maria di Tafalla (1560-1570), opera che testimonia una chiara apertura al manierismo europeo (Orbe Sivatte 2000, pp. 253-256, 266, 316, n. 292). 

Daria Gastone

Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025

Discreto.

Ossidazione. Deformazione, tracce di saldatura, struttura di supporto rimaneggiata, lacuna apicale.

Sulla tabella all’incrocio dei bracci: «INRI».

«O/H/ONATE» in campo sagomato (marchio dell’argentiere Hernando de Oñate il Vecchio);
localizzazione del marchio: sul recto e sul verso, montante e traversa.

Roma, Collezione di George Washington Wurts ed Henrietta Tower;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1933, donazione di Henrietta Tower Wurts.

Scheda inventariale manoscritta, n. 119, P.V. 7951, s.n., s.d., Archivio del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia.

Biurrun Sótil Tomás, La escultura religiosa y bellas artes en Navarra, durante la época del Renacimiento, Pamplona 1935, pp. 447, 450;
Weber Ingrid, Deutsche, niederländische und französische Renaissanceplaketten 1500-1650, München 1975, I, p. 410;
Hayward John Forrest, Virtuoso Goldsmiths and the Triumph of Mannerism 1540-1620, London 1976, pp. 350, 355;
Cruz Valdovinos José Manuel, Apuntes para una historia de la plateria en la basílica de San Gregorio Ostiense, in «Príncipe de Viana», a. n. 42, 163, 1981, pp. 335-384;
Orbe Sivatte, in Heredia Moreno Maria del Carmen, Orbe Sivatte Mercedes, Orfebrería de Navarra, 2, Renacimiento, Pamplona 1988, p. 59, n. 26;
Orbe Sivatte Asunción, Heredia Moreno Maria del Carmen, Biografía de los plateros navarros del siglo XVI, Pamplona 1998, pp. 206, 207, 212, 220, 227, 231;
Heredia Moreno Maria del Carmen, La platería germánica en España en la época del emperador y la repercusión de los modelos centroeuropeos en la península, in García Fernando A. Martín (a cura di), El arte de la plata y de las joyas en la España de Carlos V, catalogo della mostra (La Coruña, Palacio Municipal de Exposiciones Kiosco Alfonso, 6 luglio-17 settembre 2000), Madrid 2000, pp. 101-115;
Orbe Sivatte Asunción, Platería del Reino de Navarra en el siglo del Renacimiento, Pamplona 2000, pp. 55, 110, 188, 206, 253, 256, 266, 277, 316, 351; 
Labeaga Mendiola Juan Cruz, Los talleres de platería de Sangüesa, in «Zangotzarra», a. n. 16, 16, 2012, pp. 12-110. 

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