Credenza
Italia settentrionale 1490-1499
Come suggeriscono le notevoli dimensioni, il mobile aveva la funzione di credenza adatta a contenere vasellame. La superficie è ricoperta da decorazioni a tarsia prevalentemente “a toppo”, tra cui si distingue un caratteristico motivo prospettico con città turrite e merlate, che permette di ricondurre la realizzazione a un contesto nord italiano, nell’ambito della scuola dei Canozi da Lendinara, dove questo motivo era particolarmente diffuso.
Come suggeriscono le notevoli dimensioni, il mobile aveva la funzione di credenza adatta a contenere vasellame. La superficie è ricoperta da decorazioni a tarsia prevalentemente “a toppo”, tra cui si distingue un caratteristico motivo prospettico con città turrite e merlate, che permette di ricondurre la realizzazione a un contesto nord italiano, nell’ambito della scuola dei Canozi da Lendinara, dove questo motivo era particolarmente diffuso.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Le notevoli dimensioni del mobile rivelano la sua funzione di credenza, destinata probabilmente a contenere vasellame: il fronte infatti è caratterizzato da due ante apribili, che danno accesso agli stipi. In generale esso presenta una struttura pseudo architettonica, senza sostegni, poggiante direttamente sul pavimento per mezzo di una modanatura continua. Al di sopra di questa è un piedistallo decorato con tarsie raffiguranti una graticciata a traforo, eseguita per mezzo della tecnica a toppo, che prevede l’applicazione di tessere prefabbricate di tema soprattutto geometrico, ottenute tagliando sezioni di un unico fascio composito di liste diverse. Le due ante, di cui quella a destra è dotata di toppa per la chiave, hanno specchiature centrali occupate da semplici tarsie che riproducono il profilo schematico di una città turrita e cinta da mura merlate, vista in doppia prospettiva e su fondo scuro. Tale raffigurazione è circondata da due cornici: la più interna è costituita da piccole losanghe riempite da scacchiere; la più esterna presenta invece un motivo naturalistico, fatto di fiori e di racemi vegetali, resi con la tecnica a buio. Il mobile è coronato da una vera e propria trabeazione, con fregio e cornice a dentelli: il fregio è occupato da mensole illusionisticamente raffigurate in prospettiva laterale, con piccole scacchiere nelle testate. Nei fianchi non sono invece presenti decorazioni: è osservabile solamente una doppia filettatura a intarsio. Il motivo decorativo delle città turrite e merlate, già letto in relazione all’arte di Piero della Francesca (si veda la scheda OA dell’opera compilata da Fernanda Iacoangeli, Roma, Archivio storico del Museo di Palazzo Venezia, dove è proposto il confronto con un cassone dei musei di Berlino, non specificato), deve essere ricondotto piuttosto a una produzione nord italiana, e in particolare padana, dominata nella seconda metà del Quattrocento dalla ricerca prospettica dei maestri Canozi da Lendinara. Un motivo pressoché sovrapponibile a quello delle ante della credenza del Museo di Palazzo Venezia è rintracciabile ad esempio nel coro di Santa Maria delle Grazie a Milano, dove si riconosce in alcuni pannelli posizionati a coronamento degli schienali degli scranni dell’ordine inferiore, ritenuti parte del primo coro della chiesa domenicana eseguito al principio degli anni settanta del Quattrocento, e avvicinati alle opere intagliate da Marco Cozzi in Veneto e in Friuli (Buganza 2009, pp. 251-257). Un altro caso simile di decorazione con vedute architettoniche assai semplificate è visibile in una panca assemblata nell’Ottocento con elementi diversi, oggi conservata presso il Museo Bagatti Valsecchi di Milano (Chiarugi 2003, vol. I, pp. 162-164, cat. 233) e in un cassone del Museo delle Arti Decorative del Castello Sforzesco di Milano (Colle 1996, pp. 124-126, cat. 145), per cui sono stati proposti confronti con la produzione emiliana e quella di Giovanni Maria Platina, a sua volta allievo di Cristoforo da Lendinara.
Lorenzo Mascheretti
Stato di conservazione
Buono.
Provenienza
Firenze, Giuseppe Salvadori, ante 1919;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, acquisto 1919 (scheda OA dell’opera compilata da Fernanda Iacoangeli, Roma, Archivio storico del Museo di Palazzo Venezia; ma in Hermanin 1948, p. 365 è detto dono del prof. Luigi Grassi, Firenze).
Bibliografia
Schottmüller Frida, Wohnungskultur und Möbel der Italienischen Renaissance, Stuttgart 1921, p. 44;
Hermanin Federico, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, pp. 365-368;
Steiner Carlo, Raffaella Del Puglia, Mobili ed ambienti italiani dal gotico al floreale, I, Milano 1963, fig. 57;
Ghelardini Armando, Il mobile italiano dal Medioevo all'Ottocento, Milano 1970, fig. 51;
Casanova Maria Letizia, Il Museo del Palazzo di Venezia, Roma 1994, p. 12;
Colle Enrico, Museo d’Arti Applicate. Mobili e intagli lignei, Milano 1996, pp. 124-126, cat. 145;
Chiarugi Simone, Arredi lignei, in Pavoni Riccardo (a cura di), Museo Bagatti Valsecchi, Milano 2003, vol. I, pp. 162-164, cat. 233;
Buganza Stefania, L’intricata storia del coro ligneo di Santa Maria delle Grazie a Milano, in Elsig Frédéric, Etienne Noemie, Extermann Grégoire (a cura di), Il più dolce che sia. Mélanges en l’honneur de Mauro Natale, Cinisello Balsamo 2009, pp. 251-257.