Cinquedea

Manifattura emiliana 1490-1510

In mostra presso Palazzo Venezia

La cinquedea, un tipo di spada corta e appuntita, conosciuta anche come pugnale, o daga a lingua di bue, fu un’arma particolarmente amata dai signori italiani. Questo esemplare, realizzato da una bottega emiliana tra la fine del Quattro e l’inizio del Cinquecento e decorato da incisioni e dorature sulla lama, fu acquistato sul mercato francese da Ladislao Odescalchi nel 1902.

La cinquedea, un tipo di spada corta e appuntita, conosciuta anche come pugnale, o daga a lingua di bue, fu un’arma particolarmente amata dai signori italiani. Questo esemplare, realizzato da una bottega emiliana tra la fine del Quattro e l’inizio del Cinquecento e decorato da incisioni e dorature sulla lama, fu acquistato sul mercato francese da Ladislao Odescalchi nel 1902.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Cinquedea Ambito Manifattura emiliana Data oggetto: 1490-1510 Materiale: Legno, Ferro, Oro, Argento Tecnica: Niello, Forgiatura Dimensioni: altezza 66,2 cm; larghezza 16 cm; spessore 2,2 cm
Tipologia: Armi Acquisizione: 1959 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 11666

La cinquedea è composta da una lama a lingua di bue suddivisa in tre sezioni percorse da sgusci, decorata da incisioni e dorata su entrambi i lati. Su un lato si riconoscono motivi vegetali, una testa di imperatore entro un clipeo e cavalli alati; sull’altro lato, molto compromesso dalla perdita della doratura, si distinguono alcune figure umane. L’impugnatura è composta da un’elsa a rami ricurvi in metallo cesellat e dorato, a motivi vegetali con scudi, maschere e al centro uno stemma vuoto, mentre il manico è realizzato con un’anima in legno alla quale sono state applicate placchette in argento niellato (una perduta) che alternano trofei di armi a teste elmate e, nel pomo, mostrano un clipeo con la testa coronata dell’imperatore Adriano, completata da una tabula ansata con il suo nome (di Carpegna 1976, p. 50; di Carpegna 1969, p. 50, n. 286). Alcuni studiosi suppongono che questa impugnatura sia un rifacimento ottocentesco (Schedelmann 1965, p. 125).
Questa corta spada prende il nome di daga, dagona, spada a lingua di bue o cinquedea, dalla larghezza della lama, che misura grossomodo cinque dita, e derivò la sua forma dal parazonium romano, diffondendosi già nel XV secolo in area veneta e adriatica. Gli sgusci che corrono lungo la lama servivano per alleggerirla, rendendola più maneggevole allo scopo di sferrare colpi profondi e mortali. A Bologna e Ferrara, ad esempio, dove sono documentate botteghe di armaioli che realizzavano queste armi, sono sempre definite con il temine di "pugnale" (Righini 2020).
Su questa cinquedea è presente la marca dell’armaiolo, la stessa che compare su almeno tre armi simili della Wallace Collection di Londra (inv. A741, A743, A745). Se la marca non è sufficiente per tentare di attribuire la spada a un preciso contesto, lo sono invece le decorazioni che corrono lungo la lama, affini a quelle delle botteghe emiliane attive negli anni tra XV e XVI secolo (Scalini 2018, p. 261, n. IX.8). Tra queste, ad esempio, quella di Salomone da Sesso (attivo tra 1487 e 1518), che si firmava Ercole de’ Fedeli e che realizzava incisioni decorative su armi bianche dove si alternavano figure umane in lotta, teste all’antica e motivi vegetali di riempimento (Bianco 1993), oppure la manifattura, davvero affine, del cosiddetto "Maestro dei cavallini", per la massiccia presenza di equini rampanti nelle sue decorazioni, attivo anch’egli a Ferrara sul finire del Quattrocento (Righini 2020, p. 27).
Quest’arma fa parte della collezione di Ladislao Odescalchi (1846-1922), acquistata dallo Stato italiano nel 1959 e collocata a Palazzo Venezia nel 1969. Dai documenti conservati è noto, inoltre, che Odescalchi comperò la cinquedea nel 1902 dall’antiquario parigino Louis Bachereau (lo stesso che forniva armi a Otto von Kienbusch, ora al Philadelphia Museum of Art) e che venne pagata 24.000 franchi (di Carpegna 1994, pp. 25-26; Barberini 2007, p. 109).

Giulia Zaccariotto

Buono.

Al centro della lama, marca dell’armaiolo (formata da una «V» aperta con sotto quattro dentelli);
sull’elsa, entro una tabula ansata sotto un clipeo con testa di imperatore «AD[rianus] • IN/PE[rator]».

Collezione Carmichael;
nel 1902 venduta dall’antiquario Louis Bachereau a Ladislao Odescalchi (Odescalchi, n. 376);
Roma, acquisita dallo Stato italiano, 1959;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1969.

Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Antiche armi dal sec. IX al XVIII. Già Collezione Odescalchi, maggio-luglio 1969;
Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo; Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Armi e potere nell’Europa del Rinascimento, 26 luglio-11 novembre 2018.

Laking Guy F., A record of European Armour and Arms through Seven Centuries, 5 voll., London 1920-1922, III, p. 73, fig. 855;
Schedelmann Hans, Der Waffensammler. Gefälschte Prunkwaffen, in «Waffen und Kostümkunde», 1965, pp. 124-152;
di Carpegna Nolfo (a cura di), Antiche armi dal sec. IX al XVIII. Già Collezione Odescalchi, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, maggio-luglio 1969), con schede a firma del curatore, Roma 1969, p. 50, n. 286;
di Carpegna Nolfo, Le armi Odescalchi, Roma 1976;
Bianco Roberta, Ercole de’ Fedeli, ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, XLIII, Roma 1993;
di Carpegna Nolfo, Two Great collectors: Kienbusch and Odescalchi, in «Man at Arms, The Journal for the American Arms Collector», XVI, VI, 1994, pp. 21-26;
Barberini Maria Giulia, La collezione Odescalchi di armi antiche: storia della raccolta del principe Ladislao, in «Bollettino d’arte», s. VI, XCI, 2006 (2007), 137/138, pp. 101-114;
Fossà Bianca, Studio conservativo delle armi e armature Odescalchi. Nuove metodologie per la schedatura di una collezione, in «Bollettino d’arte», s. VI, XCI, 2006 (2007), 137/138, pp. 115-142;
Scalini Mario (a cura di), Armi e potere nell’Europa del Rinascimento, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo; Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 26 luglio-11 novembre 2018), con schede a firma del curatore, Cinisello Balsamo 2018, p. 261, n. IX.8;
Righini Massimiliano, Le cinquedee. Armi di principi, nobili e soldati, in Iotti Roberta (a cura di), Incontrando i Borgia: luoghi, persone e vicende della famiglia del Rinascimento, Modena 2020, pp. 191-212.

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