Cassone nuziale

Italia settentrionale Seconda metà del XV secolo

Commissionato in occasione di un matrimonio della famiglia dei Federici di Val Camonica, il cui stemma compare sul fronte entro una decorazione compendiaria composta di fiori e animali dal significato allegorico, il cassone – destinato a contenere il corredo della sposa – è stato realizzato da una bottega nord italiana di area lombardo-veneta nel corso della seconda metà del XV secolo.

Commissionato in occasione di un matrimonio della famiglia dei Federici di Val Camonica, il cui stemma compare sul fronte entro una decorazione compendiaria composta di fiori e animali dal significato allegorico, il cassone – destinato a contenere il corredo della sposa – è stato realizzato da una bottega nord italiana di area lombardo-veneta nel corso della seconda metà del XV secolo.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Cassone nuziale Ambito Italia settentrionale Data oggetto: Seconda metà del XV secolo Materiale: Ferro battuto, Legno Dimensioni: altezza 64 cm; larghezza 65 cm
Tipologia: Arredi Acquisizione: 1930 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 10716

Il cassone in legno di abete rosso (Corona 1979, p. 41), con semplici modanature che incorniciano le specchiature laterali, presenta decorazioni dipinte in buone condizioni, a seguito del restauro condotto dall’ISCR. Sul fronte è raffigurato un prato fiorito, reso con pennellate rapide e ripetitive, simili a stampigliature, abitato da animali tra cui è possibile riconoscere alcuni uccelli (un’upupa, un fagiano, un pappagallo) e un coniglio; alle estremità sono due stemmi con scudi a testa di cavallo entro ghirlande annodate. I fianchi, che presentano maniglie di ferro battuto per il sollevamento e il trasporto del mobile, erano originariamente abbelliti da rosoni dipinti, di cui resta ben visibile solo quello di sinistra (quello di destra, quasi del tutto consumatosi, rivela l’assenza di strati preparatori sottostanti alla pellicola pittorica e l’esecuzione del decoro direttamente sulla superficie lignea). Privi di decorazione sono invece il coperchio a ribalta con serratura e il lato posteriore; al naturale è anche l’interno, caratterizzato da un unico vano equipaggiato sulla destra da una piccola cassetta con antello, forse aggiunta più tardi. La ferramenta dei cardini, in ferro battuto, è lavorata alle estremità con un motivo lanceolato. Come fanno intendere la decorazione millefleur, che allude a un giardino d’amore, e la presenza di animali dal significato allegorico, il cassone era originariamente legato a un’occasione nuziale e fu realizzato per l’unione matrimoniale di due sposi appartenenti alle famiglie indicate dai citati stemmi. Quello di sinistra – diviso in un partito superiore con aquila su fondo oro e in uno inferiore con bande alternativamente dorate e a scacchiera – per via della posizione corrisponde alla famiglia del marito ed è identificabile con l’arma dei Federici di Val Camonica (si veda Scheda OA dell’opera nell’Archivio Storico del Museo di Palazzo Venezia), come conferma anche il confronto con la versione dello stesso affrescata nella chiesa di Santa Maria a Esine, in provincia di Brescia. L’importante casato, di antica fede ghibellina, si imparentò con diverse famiglie, non solo in Val Camonica, ma anche in Valtellina e in Veneto, arrivando a legarsi addirittura agli Scaligeri: a una di queste alleanze, precisabile solo risolvendo la lettura dello stemma della moglie, fa riferimento anche il cassone in esame. Di simili oggetti – che dovevano essere diffusissimi negli interni domestici nobiliari dell’epoca, destinati a contenere il corredo della sposa nel momento del suo trasferimento nella nuova dimora – resta per i Federici un’ulteriore testimonianza in un cassone conservato presso le Raccolte del Castello Sforzesco di Milano, decorato con un San Giorgio e la principessa (Rosa 1963, cat. 21). La presenza nell’arma Federici dell’aquila imperiale, concessa con il titolo comitale al casato nel 1411 (Sinistri 1975, p. 19), costituisce un elemento per datare l’opera del Museo di Palazzo Venezia, che comunque è posteriore e collocabile nella seconda metà del XV secolo. Una cronologia simile era già stata espressa nella documentazione relativa al pezzo al momento del suo ingresso nelle collezioni museali, quando portava un’attribuzione all’ambito quattrocentesco ferrarese (ancora in Steiner, Del Puglia 1963; Ghelardini 1970), poi corretta in direzione di Verona (Hermanin 1948, pp. 54-55, 364). Il riconoscimento di uno degli stemmi permette ora di confermare l’opera a un contesto settentrionale (Colombo 1975), tra Lombardia e Veneto, come incoraggia a credere anche il confronto con un altro cassone decorato da motivi naturalistici pressoché identici a questi, apparso sul mercato antiquario nel 2015 (Sotheby’s, Master Paintings, New York, 4 giugno 2015, lotto 22).

Lorenzo Mascheretti

Scheda pubblicata il 27 Marzo 2025

Buono.

Nel maggio 2005 è stata eseguita disinfestazione a gas presso il Museo Nazionale degli strumenti musicali di Roma.

All’interno, sul coperchio a ribalta: iscrizioni a matita blu «Com 858»;
etichetta a stampa «Com 858», che fanno riferimento al Comitato per l’esecuzione dei lavori di Palazzo Venezia, istituito il 29 novembre 1924 per adeguare il palazzo alla nuova funzione di rappresentanza del governo Mussolini (Nicita 2009, p. 318).

Sul fronte, a sinistra: stemma della famiglia dei Federici di Val Camonica; a destra, stemma non identificato.

Giuseppe Salvadori, ante 1930;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1930; 
[in Hermanin 1948, p. 364 è detto acquisto del 1925].

Hermanin Federico, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, pp. 54-55, 364;
Corona Elio, Le segnature di Landshut nell’abete rosso cisalpino, in «L’Italia Forestale e Montana», 34 (1), 1979, pp. 37-42;
Rosa Gilda, I mobili delle civiche raccolte artistiche di Milano, Milano 1963, p. 23, cat. 21;
Steiner Carlo, Del Puglia Raffaella, Mobili ed ambienti italiani dal gotico al floreale, I, Milano 1963, fig. 151;
Ghelardini Augusto, Il mobile italiano dal Medioevo all’Ottocento, Milano 1970, fig. 21;
Colombo Silvano, L’arte del mobile in Italia, Milano 1975, fig. 183;
Sinistri Tebaldo, I Federici di Vallecamonica, Cividate Camuno 1975, p. 19;
Nicita Paola, Musei e storia dell’arte a Roma. Palazzo Corsini, Palazzo Venezia, Castel Sant’Angelo e Palazzo Barberini tra XIX e XX secolo, Roma 2009, p. 318.

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