Cassone nuziale

Italia settentrionale Prima metà del XV secolo

Il piccolo cassone, prodotto in ambito nord italiano nel corso della prima metà del XV secolo, è stato realizzato per un’occasione matrimoniale. La destinazione nuziale è chiarita non solo dalla presenza di due scudi su cui originariamente si trovavano gli stemmi della sposa e dello sposo, ma anche dalle scelte dei soggetti decorativi, interpretabili come allegorie d’amore.

Il piccolo cassone, prodotto in ambito nord italiano nel corso della prima metà del XV secolo, è stato realizzato per un’occasione matrimoniale. La destinazione nuziale è chiarita non solo dalla presenza di due scudi su cui originariamente si trovavano gli stemmi della sposa e dello sposo, ma anche dalle scelte dei soggetti decorativi, interpretabili come allegorie d’amore.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Cassone nuziale Ambito Italia settentrionale Data oggetto: Prima metà del XV secolo Materiale: Legno, Pastiglia dorata e dipinta, Ferro battuto Dimensioni: altezza 51 cm; larghezza 60,5 cm
Tipologia: Arredi Acquisizione: 1919 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 181

Il piccolo cassone è decorato solo sul fronte con una tecnica a pastiglia dorata e colorata a rilievo, dove prevalgono le cromie del rosso, del bianco e del blu; i fianchi e il coperchio sono invece dipinti con tinte simil legno che paiono di restauro. La faccia anteriore è delimitata alle estremità da due fasce verticali, caratterizzate da candelabre a motivi vegetali che presentano al centro un fiore con petali raggiati, sulla cui corolla – sagomata come uno scudo – doveva probabilmente trovarsi lo stemma familiare dello sposo e della sposa, uno per parte. La doppia presenza di armi gentilizie è il segnale della destinazione nuziale del pezzo, chiarita anche dal tema decorativo sviluppato nel settore centrale del fronte. Qui è un intreccio di racemi fruttiferi, che si generano dal basso e delimitano porzioni di superficie entro cui sono dipinte scenette di contenuto cortese: a destra e a sinistra sono raffigurati due episodi di scontro tra fanti e cavalieri e dame armate di scudo; al centro, sotto la serratura, è un gruppo composto da un uomo che abbraccia due donne piangenti e sembra consolarle. Nel registro superiore, in corrispondenza di ciascun nodo di rami, sono rappresentati due volatili – probabilmente cigni – che intrecciano i loro colli. Si è ipotizzato che le scene cortesi possano derivare dal poema cavalleresco-satirico di Le tournoi des dames di Hughes III, signore di Oisy sul finire del XII secolo e in cui è narrata una giostra di gentildonne (Hermanin 1948). In realtà, nel caso del cassone del Museo di Palazzo Venezia le dame non combattono tra loro, ma contro i cavalieri: questa peculiare rappresentazione potrebbe forse essere intesa come allegoria della relazione d’amore. Anche l’iconografia dei cigni dai colli intrecciati rimanderebbe a un significato amoroso: sin dallo Speculum maius di Vincenzo de Beauvais, infatti, questa immagine era intesa come simbolo di lussuria. Il mobile, che porta attualmente un’attribuzione all’ambito toscano del primo quarto del Cinquecento, deve in realtà essere considerato un prodotto quattrocentesco dell’area nord italiana, come indicato nei primi cataloghi del Museo di Palazzo Venezia (Hermanin 1948), dove entrò nel 1919 in seguito a un acquisto presso Ugo Jandolo, appartenente alla nota famiglia di antiquari romani. Il tipo di decorazione fitta che non lascia un solo brano di superficie libera, è infatti probabilmente derivato dai motivi ornamentali dei tessuti e dei ricami, diffusi nell’area nord europea e presto circolanti anche nell’Italia settentrionale tra XIV e XV secolo. È stato anche proposto un confronto con un esemplare conservato presso la casa Cavassa di Saluzzo (Brosio 1971).

Lorenzo Mascheretti

Buono.

Nel 1984 il cassone è stato restaurato a cura del Gabinetto di restauro del Museo di Palazzo Venezia: si è proceduto alla pulitura e al consolidamento del legno e della decorazione in pastiglia, in vari punti distaccatasi dal supporto; si sono anche consolidate le tracce di colore e la doratura (scheda OA dell’opera: Roma, Archivio storico del Museo di Palazzo Venezia).

Roma, Ugo Jandolo, ante 1919;
Roma, Reale Galleria d’Arte Antica;
Roma, Museo di Palazzo Venezia, acquisto gennaio 1919.

Pedrini Augusto, L'ambiente, il mobilio e la decorazioni del Rinascimento in Italia, Torino 1925, p. 81;
Hermanin Federico, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, p. 364;
Brosio Valentino, Il mobile italiano, Roma 1971, p. 62, fig. 4.

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