Calamaio con Marco Aurelio

Bottega di Severo Calzetta da Ravenna 1510-1530 circa (il modello)

In mostra presso Palazzo Venezia

In una tipica logica rinascimentale di appropriazione privata dell’antico, questo bronzetto trasforma la celebre statua equestre dell’imperatore Marco Aurelio in un piccolo calamaio da scrittoio: la valva di conchiglia era destinata a ospitare l’inchiostro, mentre la cornucopia nella mano sinistra del cavaliere conteneva il pennino. L’invenzione di questo prototipo va riferita a Severo Calzetta da Ravenna, uno dei maggiori bronzisti del Cinquecento nell’Italia settentrionale.

In una tipica logica rinascimentale di appropriazione privata dell’antico, questo bronzetto trasforma la celebre statua equestre dell’imperatore Marco Aurelio in un piccolo calamaio da scrittoio: la valva di conchiglia era destinata a ospitare l’inchiostro, mentre la cornucopia nella mano sinistra del cavaliere conteneva il pennino. L’invenzione di questo prototipo va riferita a Severo Calzetta da Ravenna, uno dei maggiori bronzisti del Cinquecento nell’Italia settentrionale.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Calamaio con Marco Aurelio Autore: Bottega di Severo Calzetta da Ravenna Data oggetto: 1510-1530 circa (il modello) Materiale: Bronzo Dimensioni: altezza 23 cm; larghezza 16,3 cm
Tipologia: Bronzi Acquisizione: 1934 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 9266

Il bronzetto raffigura un cavallo bardato al passo a cui è aggregato un uomo barbuto e abbigliato all’antica con una corta tunica, il paludamentum fissato sulla spalla destra con una fibula, e raffinati sandali ai piedi, i calcei patricii. Il suo braccio destro è proteso in avanti, mentre il sinistro, disteso lungo il fianco, regge una cornucopia (che probabilmente in origine fungeva da porta pennino). Il gruppo è affiancato da una conchiglia con funzione di calamaio che, a parere di Pietro Cannata, è stata aggiunta in un secondo momento in sostituzione di quella originale (Cannata 2011, pp. 61-62, cat. 59). Il tutto è fissato a un basamento circolare decorato da un viticcio e sostenuto da peducci leonini. Il bronzetto si configura come una libera riproduzione in scala ridotta della celebre statua equestre dell’imperatore Marco Aurelio a Roma (Sommella, Parisi Presicce 1997, pp. 36-41). 
Sono noti almeno venti esemplari simili a quello qui esaminato che si distinguono per piccole modifiche nella forma della cornucopia, in quella del calamaio, del basamento e dei peducci. Assai prossimi al nostro sono ad esempio l’esemplare già in collezione Spitzer (La collection Spitzer 1890-1892, IV, p. 113, cat. 10), quello nel Museo Nazionale di Ravenna (Martini 1985, pp. 74-75, cat. 6), e quello passato recentemente in un’asta Sotheby’s (Master Paintings and Sculpture Day Sale 2018, p. 198, cat. 264). 
Le numerose varianti sono state oggetto di pareri discordanti da parte della critica: c’è chi ne ha riferito l’invenzione a Bartolomeo Bellano, chi ad Andrea Briosco detto il Riccio e chi a Bertoldo di Giovanni (Goldschmidt 1914; Bardini 1918, cat. 97; Townsend 1920, cat. 287; von Bode 1930). Altri ancora hanno preferito assegnarla più genericamente a una bottega padovana o comunque attiva nell'Italia settentrionale al principio del XVI secolo (Pollak 1922, p. 56, n. 39; Balogh 1966, p. 279; Gramaccini 1985, pp. 356-357, catt. 55-57). L’attribuzione che però oggi raccoglie il maggior consenso tra gli studiosi è quella formulata da Patrick De Winter che ha proposto il nome di Severo Calzetta da Ravenna (De Winter 1986, pp. 101-102). Effettivamente il Marco Aurelio presenta i caratteri tipici del linguaggio del maestro ravennate, come la muscolatura possente, i panneggi composti da spesse e intricate creste di stoffa, la barba e i capelli rifiniti ricciolo per ricciolo. Inoltre la stessa proliferazione degli esemplari, con risultati dalla qualità incostante, modifiche compositive e adattamenti per soddisfare ogni tipo di clientela, è una peculiarità della produzione della bottega di Severo. 
L’invenzione di Calzetta – verosimilmente riferibile al secondo o al terzo decennio del XVI secolo – risponde alla tipica logica rinascimentale di appropriazione privata dell’antico. Si tratta infatti di un pezzo da studiolo, destinato a essere tenuto in mano e ammirato da ogni lato. 
Il monumento equestre, nel processo di produzione seriale della bottega (che fu attiva per oltre settant’anni, anche dopo la morte del maestro), finì per trasfigurarsi: subendo una riduzione non solo nelle dimensioni ma anche nella solennità, e diventando oggetto d’uso, utensile da scrittoio, dotato di calamaio e porta pennino. Secondo Gramaccini, questa attenuazione patetica è dovuta alla popolare leggenda medievale del “grande villico” che riconosceva nel cavaliere del monumento romano non l'imperatore ma un rozzo contadino che sarebbe riuscito a fermare un’invasione dei barbari. Inoltre Severo potrebbe aver tratto ispirazione dall'antico monumento equestre di Pavia detto Regisole (ben noto attraverso le fonti ravennati, perché nel Medioevo era conservato proprio nella città romagnola), che, da quanto emerge dalle testimonianze, appariva decisamente meno drammatico e compassato del Marco Aurelio oggi sul Campidoglio (Gramaccini 1985, pp. 64-69).

Marco Scansani

Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025

Buono.

Roma, Collezione Alfredo Barsanti, 1934;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1934.

La collection Spitzer: Antiquité, Moyen Age, Renaissance, 6 voll., London 1890-1892;
Goldschmidt Fritz, Königliche Museen zu Berlin: Beschreibung der Bildwerke der christlichen Epochen. Die italienischen Bronzen der Renaissance und des Barock: Büsten, Statuetten und Gebrauchsgegenstände, Berlin 1914;
Bardini, in De Luxe Illustrated Catalogue of the Beautiful Treasures and Antiquities Illustrating the Golden Age of Italian Art Belonging to the Famous Expert and Antiquarian Signor Stefano Bardini of Florence: New York 23-27 April 1918, Anderson Galleries, New York 1918;
Townsend, in De Luxe Catalogue of the Rare Artistic Properties Collected by Raoul Tolentino: New York, 21-27 April 1920, Anderson Galleries, New York 1920;
Pollak Ludwig, Raccolta Alfredo Barsanti, Roma 1922;
von Bode Wilhelm, Staatliche Museen zu Berlin, Bildwerke des Kaiser-Friedrich-Museums. Die italienischen Bildwerke der Renaissance und des Barock. Zweiter Band. Bronzestatuetten. Büste und Gebrauchsgegenstände, Berlin 1930;
Balogh Jolán, Studi sulla collezione di sculture del Museo di belle arti di Budapest, in «Acta historiae artium Academiae Scientiarum Hungaricae Magyar Tudományos Akadémia», XII, 1966, pp. 211-346;
Gramaccini Norberto, Die Umwertung der Antike: zur Rezeption des Marc Aurel in Mittelalter und Renaissance, in Beck Herbert, Blume Dieter (a cura di), Natur und Antike in der Renaissance, catalogo della mostra (Francoforte sul Meno, Liebieghaus, 5 dicembre 1985-2 marzo 1986), Frankfurt am Main 1985, pp. 51-83;
Martini Luciana (a cura di), Piccoli bronzi e placchette del Museo Nazionale di Ravenna, Ravenna 1985;
De Winter Patrick, Recent Accessions of Italian Renaissance Decorative Arts, Incorporating Notes on the Sculptor Severo da Ravenna, in «The Bulletin of the Cleveland Museum of Art», LXXIII, 1986, pp. 75-138;
Sommella Anna, Parisi Presicce Claudio, Il Marco Aurelio e la sua copia, Cinisello Balsamo 1997;
Cannata Pietro, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. Sculture in bronzo, Roma 2011;
Master Paintings and Sculpture Day Sale: New York, 2nd February 2018, Sotheby’s, New York 2018.

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