Boccale con protome e pigne

Ambito orvietano Basso Medioevo

Boccale in Maiolica Arcaica con orlo trilobato, collo svasato, corpo ovoidale, base piana e ansa a fascia ricostruita. Sulla superficie esterna del manufatto, al di sopra di un sottile rivestimento stannifero, sono visibili  decorazioni geometriche e fitomorfe tracciate in verde e bruno unitamente a decorazioni plastiche applicate raffiguranti una protome umana affiancata da due pigne.

Boccale in Maiolica Arcaica con orlo trilobato, collo svasato, corpo ovoidale, base piana e ansa a fascia ricostruita. Sulla superficie esterna del manufatto, al di sopra di un sottile rivestimento stannifero, sono visibili  decorazioni geometriche e fitomorfe tracciate in verde e bruno unitamente a decorazioni plastiche applicate raffiguranti una protome umana affiancata da due pigne.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Boccale con protome e pigne Ambito Ambito orvietano Data oggetto: Basso Medioevo Materiale: Maiolica arcaica, Ceramica, Ceramica invetriata Tecnica: Invetriatura stannifera Dimensioni: altezza 16,4 cm; larghezza 11 cm; diametro 10,2 cm
Tipologia: Ceramiche Acquisizione: 1950 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: OR 238 Altri numeri -176

Boccale in Maiolica Arcaica con orlo trilobato, collo svasato, corpo ovoidale, base piana, ansa a fascia (ricostruita). Il reperto mostra una vetrina giallastra all’interno e nella porzione inferiore della superficie esterna (fondo risparmiato) la quale, per il resto, è rivestita da uno strato di smalto biancastro opaco e aderente, sul quale sono state tracciate le decorazioni pittoriche. Sul collo risulta visibile un motivo a banda ondulata in verde al di sotto di due linee brune atte a definire l’orlo; sul corpo, entro fascia delimitata da doppia linea parallela in bruno manganese, sono visibili tre decorazioni applicate inscritte all’interno di medaglioni ovali e alternate a un motivo a trifoglio con foglia centrale appuntita profilato in bruno e campito in verde. Le decorazioni applicate raffigurano una protome umana con tratti appena accennati da pennellate in bruno affiancata da due pigne campite in verde.
Il reperto fa riferimento alla cosiddetta Maiolica Arcaica. Con tale termine, tratto dalle denominazioni tradizionalmente in uso per definire i periodi dell'antica ceramica attica, adottate da Gaetano Ballardini quando per primo volle dare una classificazione sistematica alla maiolica italiana, si indica a oggi una classe di ceramica rivestita da mensa prodotta a partire dalla metà del XIII secolo in Italia centrale e settentrionale la cui caratteristica di base è costituita dalla presenza, sulla superficie principale del vaso, di un rivestimento vetrificato stannifero sul quale sono tracciate le decorazioni pittoriche in verde ramina e bruno manganese, mentre la superficie secondaria è semplicemente ricoperta da una vetrina piombifera. Le forme afferenti alla Maiolica Arcaica si dividono tra aperte e chiuse e si caratterizzano per numerose varianti e sotto-varianti spesso afferenti a determinate aree come il boccale a pellicano tipico di quella umbro-laziale. Poiché la classe presenta un excursus cronologico piuttosto ampio risulta a oggi ancora complesso stabilire un quadro accettabile delle sue evoluzioni ma nell’Italia centrale l’area di diffusione di questa nuova classe – che per tecnica e prodotto finale era tesa a superare le precedenti produzioni da mensa quali l’Invetriata Verde, la Dipinta sotto Vetrina e la Ceramica Laziale – sembrerebbe essere stata la città di Pisa. In linea generale è possibile osservare una “fase iniziale” (1200-1250), relativa esclusivamente all’utilizzo dei bacini in Maiolica Arcaica per le decorazioni architettoniche; una “fase sviluppata”, collocabile tra il tra il 1250 e il 1350 quando la Maiolica Arcaica, prodotta come ceramica da mensa, compare nella maggior parte dei contesti archeologici con un’incidenza decisamente rilevante; una terza, “fase tarda”, che si sviluppa a partire dal 1350 e giunge sino alla prima metà del XV secolo, durante la quale, sia a livello morfologico che decorativo si registrano una serie di elaborazioni interne che in alcuni casi daranno come esito le successive classi rinascimentali. All’interno di questa grande classe è possibile osservare delle produzioni distinte su base pressoché regionale. La produzione umbra, cui il manufatto in questione fa riferimento, viene usualmente associata a quella alto laziale la quale sembrerebbe essere di fatto fortemente influenzata dalla prima.  Le protomi umane e le pigne applicate, ben visibili sull’esemplare analizzato, sono largamente diffuse nei manufatti ceramici prodotti a Orvieto e nell’area alto laziale così come la decorazione pittorica del trifoglio caratterizzata da numerose varianti interne.

Beatrice Brancazi

Il contenitore presenta un discreto stato di conservazione, sebbene sia stato restaurato in più parti tramite due distinti restauri. Il primo, probabilmente databile al 1994 risulta maggiormente mimetico e ha interessato l’ansa, una parte del collo e dell’orlo. Il secondo più evidente e bianco è localizzato in differenti aree del contenitore ceramico ed è probabilmente databile al 1998. 

Il manufatto è stato sottoposto a due interventi di restauro: il primo restauro è avvenuto nel 1994, il secondo nel 1998. 

Il reperto appartiene alla collezione di Giulio Del Pelo Pardi che nel 1950 la donò, corredata da un catalogo dattiloscritto redatto da Pericle Perali, al Museo di Palazzo Venezia dove se ne persero presto le tracce; negli anni novanta del Novecento, nel corso di una ricognizione volta al recupero e al censimento dei materiali del magazzino del museo, la collezione venne recuperata e ipotizzata come tale. 

Orvieto, Museo della Tradizione Ceramica, Palazzo Simoncelli, Oltre il frammento, 18 dicembre 1999-23 gennaio 2000;
Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, Oltre il frammento, 20 maggio 2000-30 settembre 2000;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Oltre il frammento, 25 ottobre 2001-31 gennaio 2002.

Berti Graziella, Tongiorgi Ezio, Ceramiche importate dalla Spagna nell’area pisana dal XII al XV secolo, Pisa 1977;
Francovich Riccardo, La ceramica a Siena e nella Toscana Meridionale (secoli XIV-XV). Materiali per una tipologia, Firenze 1982; 
Nepoti Sergio, La maiolica arcaica nella Valle Padana, in La ceramica medievale nel Mediterraneo occidentale, Atti del congresso internazionale organizzato dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti all’Università degli Studi di Siena e dal Museo delle Ceramiche di Faenza (Siena-Faenza, 8-13 ottobre 1984), Firenze 1986, pp. 409-418;
Satolli Alberto, La ceramica orvietana nel medioevo, Orvieto 1983, p. 104, n. 161; p. 105, n. 164;
Sconci Maria Selene (a cura di), Oltre il frammento: forme e decori della maiolica medievale orvietana. Il recupero della collezione Del Pelo Pardi, Roma 2000, p. 106, n. 66; p. 107, n. 67;
Casocavallo Beatrice, Le ceramiche rivestite bassomedievali, in Quaranta Paola, Casocavallo Beatrice (a cura di), La tavola imbandita. Ceramiche ceretane tra medioevo e rinascimento, catalogo della mostra (Tarquinia, Palazzo Comunale, Sala del Monte di Pietà, 10-30 novembre 2013), Acquapendente 2013, pp. 14-35;
Brancazi Beatrice, Cencelle V. Figure dal sottosuolo. I motivi decorativi della Maiolica Arcaica da Cencelle, Roma 2021. 

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