Bicchiere
Ambito veneziano Prima metà del XVI secolo
Il bicchiere, impostato su di un anello di base obliquo, presenta un’alta coppa troncoconica. La superficie dorata è rivestita da un fitto sistema di volute in filigrana d’argento, compreso fra sottili cornici di raccordo trasversali e zigrinate. L'opera è un prodotto di oreficeria veneziana di primo Cinquecento.
Il bicchiere, impostato su di un anello di base obliquo, presenta un’alta coppa troncoconica. La superficie dorata è rivestita da un fitto sistema di volute in filigrana d’argento, compreso fra sottili cornici di raccordo trasversali e zigrinate. L'opera è un prodotto di oreficeria veneziana di primo Cinquecento.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
L’articolazione strutturale del bicchiere corrisponde a una tipologia condivisa nel Cinquecento in ambito nordeuropeo (Hernmarck 1977, I, p. 82), come prova la generale adesione a un modello a stampa attribuito all’incisore norimberghese Virgil Solis e destinato alla realizzazione di una coppa troncoconica decorata “a moresche” (O’Dell-Franke 1977, p. 163, n. i 6).
Il sobrio disegno d’insieme è impreziosito dal fitto ornato in filigrana d’argento, applicato sulla base, sulle pareti svasate e sul fondo esterno della coppa, dove appare valorizzato dal contrasto cromatico con la doratura della piastra sottostante. La peculiare guarnitura del bicchiere proveniente dalla Collezione Wurts – costituito da volute arricciate, contrapposte e conseguenti in una ricercata composizione simmetrica – ha sostanziato la sua attribuzione a una bottega orafa attiva a Venezia durante prima metà del XVI secolo (Valente 1936, pp. 509-513, fig. 3). L’opera coniuga molteplici aspetti della produzione suntuaria veneziana rinascimentale. La competenza nella lavorazione dell’argento a fili minuti si pone nel solco di una tradizione locale che risale al XIII secolo, ma qui si applica alle più aggiornate soluzioni ornamentali desunte dai “libri per trine“ (Valente 1936, p. 510) pubblicati in loco nella prima metà del Cinquecento, erano prontuari a stampa destinati non solo ai ricamatori, ma anche ad “artisti”, pittori e orefici, come esemplifica l’Opera Nova Universal intitulata corona di racammi (1530 circa) di Giovanni Andrea Vavassore (Lotz 1933, pp. 119-123, n. 66; Plebani 2015, pp. 212-213).
L’attribuzione suggerita da Valente è stata ripresa da Hermanin (1948, p. 341), Rossi (1956, p. 44, tav. 44), Hernmarck (1977, I, p. 84, fig. 37), Brunello (1981, fig. 13) e Liscia Bemporad (1992, p. 16). Hernmarck (1977, I, p. 368) cita il bicchiere Wurts quale testimonianza esemplare della produzione orafa in filigrana risalente alla prima metà del Cinquecento, ricordando la “tazza senza piede da bere […] lavorata di filo con molti bellissimi fogliametti“ e “ripiena di bellissimi smalti di più vari colori“ mostrata a Benvenuto Cellini da Francesco I re di Francia (Scarpellini 1967, pp. 425-427), differente tuttavia per l'utilizzo della tecnica decorativa del plique-à-jour.
Lipinsky (1965, p. 330, tav. 10) associa il bicchiere Wurts alla “finezza“ delle “trine di Burano“, ma nota nell’opera anche una “impronta stilistica […] di gusto orientaleggiante“, aspetto da collegare alla cospicua circolazione a Venezia di manufatti preziosi provenienti dai paesi islamici, oggetto di riproduzione da parte delle botteghe locali e fonte di aggiornamento sul piano delle tecniche e dell’ornato (Auld 2007, pp. 227-235). In questo contesto, il reiterato modulo decorativo “a spirali”, in un pattern esteso all’intera superficie del bicchiere Wurts, trova un plausibile termine di raffronto nei metalli orientali ageminati e decorati “a la damaschina”, ampiamente documentati a Venezia nel corso del XVI secolo.
In virtù della sua unicità, il bicchiere del Museo di Palazzo Venezia è stato prescelto come oggetto rappresentativo dell’oreficeria rinascimentale italiana di destinazione profana in occasione della VI Triennale di Milano del 1936 (Morassi 1936, p. 52, n. 296, fig. 86) e nell’ambito della mostra dedicata alle arti decorative in Italia fra XV e XVII secolo dal Detroit Institute of Arts (Grigaut 1958, p. 157, n. 435).
Daria Gastone
Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025
Stato di conservazione
Buono.
Restauri e analisi
Ossidazione.
Provenienza
Roma, Collezione di George Washington Wurts ed Henrietta Tower;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1933, donazione di Henrietta Tower Wurts.
Esposizioni
Milano, Palazzo dell’Arte, Mostra dell’antica oreficeria italiana, VI Triennale, 30 maggio-31 ottobre 1936, n. 296;
Detroit, Detroit Institute of Arts, Decorative Arts of the Italian Renaissance 1400-1600, 18 novembre 1958-4 gennaio 1959.
Fonti e documenti
Scheda inventariale manoscritta, n. 90, P.V. 7502, s.n., s.d., Archivio del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia.
Bibliografia
Lotz Arthur, Bibliographie der modelbücher. Beschreibendes Verzeichnis der Stick-und Spitzenmusterbücher des 16. und 17. Jahrhunderts, Leipzig 1933;
Valente Antonietta, Gli argenti italiani, russi e svedesi della Collezione Wurts nel Museo di Palazzo Venezia, in «Bollettino d’arte», 29, 1936, pp. 509-519;
Morassi Antonio, Antica oreficeria italiana. Quaderni della Triennale, Milano 1936, p. 52.
Hermanin Federico, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, p. 341;
Rossi Filippo, Capolavori di oreficeria italiana dall’XI al XVIII secolo, Milano 1956, p. 44;
Grigaut Paul L. (a cura di), Decorative Arts of the Italian Renaissance 1400-1600, catalogo della mostra (Detroit, Detroit Institute of Arts, 18 novembre 1958-4 gennaio 1959), Detroit 1958, p. 157, n. 435;
Lipinsky Angelo, Oreficeria e argenteria in Europa dal XVI al XIX secolo, Novara 1965, p. 330;
Scarpellini Pietro (a cura di), Benvenuto Cellini. La vita, i trattati, i discorsi, Roma 1967, pp. 425-427;
Hernmarck Carl, The Art of the European Silversmith 1430-1830, London 1977, I, pp. 82, 84, 368;
O’Dell-Franke Ilse, Kupferstiche und radierungen aus der werkstatt des Virgil Solis, Wiesbaden 1977, p. 163;
Brunello Franco, Arti e mestieri a Venezia nel Medioevo e nel Rinascimento, Vicenza 1981;
Liscia Bemporad Dora, Rinascimento e Barocco, in Liscia Bemporad Dora, Cerutti Carla, Fortunat Marina et. al., Argenti, peltri e rami dal Rinascimento al Novecento, Novara 1992, pp. 3-23;
Auld Sylvia, Il Maestro Mahmud e i metalli ageminati nel XV secolo, in Carboni Stefano (a cura di), Venezia e l’Islam 828-1797, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Ducale, 28 luglio-25 novembre 2007), Venezia 2007, pp. 227-241;
Plebani Tiziana, I segreti e gli inganni dei libri di ricamo. Uomini con l’ago e donne virtuose, in «Quaderni storici», 1, 2015, pp. 201-230.