Arcangelo Gabriele; Adorazione del Bambino; Vergine annunciata

Italia settentrionale 1470-1490

Nel pannello di sinistra del trittico compare l’arcangelo Gabriele, ritagliato su un fondale di paesaggio, dove torreggia un arco di trionfo in rovina; la stessa cultura antiquaria definisce nel pannello di destra lo spazio che ospita la Vergine annunciata e la decorazione a finti marmi colorati nel rovescio delle tavole. L’Adorazione del Bambino al centro è condotta sull’esempio di Mantegna. Le ridotte dimensioni e la micrografia dell’esecuzione inducono a riferire l’opera alla mano di un miniatore, attivo tra gli anni settanta e gli anni ottanta del Quattrocento nell’Italia settentrionale.

Nel pannello di sinistra del trittico compare l’arcangelo Gabriele, ritagliato su un fondale di paesaggio, dove torreggia un arco di trionfo in rovina; la stessa cultura antiquaria definisce nel pannello di destra lo spazio che ospita la Vergine annunciata e la decorazione a finti marmi colorati nel rovescio delle tavole. L’Adorazione del Bambino al centro è condotta sull’esempio di Mantegna. Le ridotte dimensioni e la micrografia dell’esecuzione inducono a riferire l’opera alla mano di un miniatore, attivo tra gli anni settanta e gli anni ottanta del Quattrocento nell’Italia settentrionale.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Arcangelo Gabriele; Adorazione del Bambino; Vergine annunciata Ambito Italia settentrionale Data oggetto: 1470-1490 Materiale: Tavola Tecnica: Tempera su tavola Dimensioni: altezza 20 cm; larghezza 33,4 cm
Tipologia: Dipinti Acquisizione: 1920 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 1812

La complessa storia critica di questo piccolo altarolo portatile destinato alla devozione privata rispecchia le grandi difficoltà che esso pone dal punto di vista dell’individuazione delle componenti culturali del suo autore. Il primo a pubblicare il trittico fu Pietro Toesca (1906, p. 377), quando era ancora disperso nelle eterogenee collezioni del Museo Kircheriano, come opera di un "Miniatore dell’Italia Settentrionale". Antonino Santangelo (1947, p. 23) sciolse quel riferimento avanzando il nome di Girolamo da Cremona, confrontando il dipinto con le miniature giovanili di quest’ultimo nel Messale di Barbara di Brandeburgo Gonzaga, forse su suggerimento di Federico Zeri, che accenna al trittico in una lettera a Roberto Longhi (9 febbraio 1948, Natale 2021, p. 199, n. 67). Lo stesso Zeri nel Catalogo del Gabinetto Fotografico Nazionale (1955, p. 10, n. 147) si attestò invece su una generica attribuzione a un anonimo maestro di scuola lombardo-veneta operante nella seconda metà del secolo XV. Più tardi lo studioso tornò sui suoi passi in una nota manoscritta sul verso della propria fotografia dell’opera (la fotografia è conservata presso la fototeca della Fondazione Zeri di Bologna, scheda n. 28076), riprendendo l’attribuzione di Santangelo a Girolamo da Cremona e aggiungendo una breve nota: "giovanile – v. Messale di Mantova / niente a che vedere con la Madonna di Perugia". Nel frattempo, anche Mario Salmi (1954, pp. 131-132) aveva preferito un generico cenno a un "anonimo padovano", mentre nella Mostra storica nazionale della miniatura (1953) l’altarolo era stato assegnato a un ignoto seguace di Mantegna, cogliendo nel segno della temperie che sostanzia l’opera.
In seguito, Maurizio Bonicatti (1964, pp. 42, 47, 179) ha proposto, non ritenendo la qualità dell’opera all’altezza di Girolamo da Cremona, di assegnare il trittico a Giovanni Corenti, individuando ascendenze mantegnesche, veronesi e ferraresi-padovane che lo studioso avvicina alla cultura di Bernardino da Parenzo, intorno al 1490.
Rilanciando una suggestione di Berenson (1968, I, p. 135), che aveva ricondotto l’altarolo al perugino Fiorenzo di Lorenzo, Luisa Morozzi (2001) lo ha cautamente assegnato a un anonimo pittore umbro del nono decennio del Quattrocento, ritenendo che i modelli mantegneschi siano qui mediati dalla cultura figurativa centro italiana. Ma neppure l’accostamento del trittico di Palazzo Venezia alla Madonna con il Bambino e angeli (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria), riferita prima a Fiorenzo di Lorenzo e poi a Bartolomeo Caporali, e passata anche sotto il nome di Girolamo da Cremona, risulta pienamente convincente. Alessandro Angelini (comunicazione orale) suggerisce una possibile provenienza marchigiana dell’altarolo, da considerare come un vertice di squarcionismo adriatico da collocare forse nell’ambito di Nicola di Maestro Antonio di Ancona.
Nell’altarolo il più certo e saliente riferimento culturale è la lezione di Mantegna, e in particolare dell’Adorazione dei pastori, 1455-1456 circa (New York, The Metropolitan Museum of Art; vedi la scheda in De Marchi 2008), indiscutibile modello per lo scomparto centrale del trittico con il medesimo soggetto. Pure mantegneschi sono il paesaggio alle spalle dei pastori nell’Adorazione e dell’arcangelo Gabriele nel pannello di sinistra, e gli ornamenti all’antica della stanza della Madonna, memori della Camera degli sposi. 
Un curioso particolare dell’Adorazione del trittichetto, la tegola scivolata giù dal colmo del tetto della capanna, si ritrova in una miniatura di Guglielmo Giraldi (in Candido Bontempi, Libro del Salvatore, 1469-1471, Modena, Biblioteca Estense Universitaria, inv. alfa T.5.27 = Ital. 353); e tipologie simili di capanna sono anche nelle miniature di Giovanni Vendramin. Allo stesso modo, sembra rimandare a una consuetudine con i libri la peculiare rilegatura – detta a sacchetto – del volumetto tenuto in mano dalla Vergine annunciata nel pannello di destra (comunicazione orale di Federica Toniolo).
Con questi riferimenti ci si avvicina al mondo della miniatura, cui rimandano anche le piccole dimensioni dell’opera, e si torna quindi nell’orbita di Girolamo da Cremona e alle intuizioni di Santangelo e di Zeri. In particolare, spicca l’affinità con alcuni lavori del veronese Francesco dai Libri databili tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, quali l’Adorazione dei Magi (Parigi, Musée Marmottan, Collezione Wildenstein) e la Pietà del Cleveland Museum of Art, Cleveland. Francesco fu miniatore profondamente influenzato dal linguaggio di Mantegna, reso in toni di più intima, feriale umanità e coniugato con suggestioni provenienti dalla miniatura ferrarese, da Liberale da Verona e da Girolamo da Cremona. Non ci sono però elementi sufficienti per sostenere una piena attribuzione. In conclusione, credo sia il caso di proporre un prudente riferimento a un pittore mantegnesco e una datazione negli anni settanta-ottanta del XV secolo. 

Francesco Guidi

Discreto.

Istituto Centrale per il Restauro, 1945;
Aldo Angelini, marzo 1974.  

Roma, Museo Kircheriano, almeno fino al 1906;
Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo (?);
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1920.

Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Mostra storica nazionale della miniatura, 1953;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Athanasius Kircher. Il museo del mondo, 28 febbraio-22 aprile 2001.

Toesca Pietro, Dipinti nella Galleria Estense di Modena e nel Museo Kircheriano di Roma, in «L’Arte», IX, 1906, pp. 373-377;
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo. 1. Dipinti, Roma 1947, p. 23;
Muzzioli Giovanni (a cura di), Mostra storica nazionale della miniatura, catalogo della mostra (Roma, Palazzo di Venezia, 1953), Firenze 1953, pp. 492-493, n. L bis;
Salmi Mario, Aspetti della cultura figurativa di Padova e di Ferrara nella miniatura del primo Rinascimento, in «Arte veneta», VIII, 1954, pp. 131-141;
Zeri Federico (a cura di), Catalogo del Gabinetto Fotografico Nazionale. 3. I dipinti del Museo di Palazzo Venezia in Roma, Roma 1955, p. 10, n. 147;
Bonicatti Maurizio, Aspetti dell’umanesimo nella pittura veneta dal 1455 al 1515, Roma 1964, pp. 42, 47, 179, fig. 49;
Berenson Bernard, Italian Pictures of the Renaissance. Central and North Italian Schools, London 1968, I, p. 135;
Todini Filippo, Agostino Mariotti: un collezionista nella Roma settecentesca, in «Antologia di Belle Arti», IV, 13/14, 1980, pp. 27-37, nota 32;
Morozzi, in Lo Sardo Eugenio (a cura di), Athanasius Kircher. Il museo del mondo, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, 28 febbraio-22 aprile 2001), Roma 2001, pp. 292-294, n. VI.2;
De Marchi, in Agosti Giovanni, Thiebaut Dominique (a cura di), Mantegna 1431-1506, catalogo della mostra (Parigi, Musée du Louvre, 26 settembre 2008-5 gennaio 2009), Milano 2008, pp. 160-161, n. 50;
Natale Mauro (a cura di), Federico Zeri-Roberto Longhi. Lettere (1946-1965), Milano 2021, p. 199, n. 67.

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