Angeli reggidrappo

Ambito tedesco Seconda metà del XV secolo

I due Angeli reggidrappo, in legno di tiglio, sono probabilmente opera di un anonimo maestro tedesco della valle del Reno, che li intagliò nella seconda metà del Quattrocento. Essi provengono dallo scomparto centrale di un polittico scultoreo, dove trovavano posto in secondo piano alle spalle dei protagonisti e costituivano una sorta di fondale scenico. All’effetto finale doveva contribuire anche la policromia dei pezzi, per la gran parte perduta e di cui restano solo alcune tracce.

I due Angeli reggidrappo, in legno di tiglio, sono probabilmente opera di un anonimo maestro tedesco della valle del Reno, che li intagliò nella seconda metà del Quattrocento. Essi provengono dallo scomparto centrale di un polittico scultoreo, dove trovavano posto in secondo piano alle spalle dei protagonisti e costituivano una sorta di fondale scenico. All’effetto finale doveva contribuire anche la policromia dei pezzi, per la gran parte perduta e di cui restano solo alcune tracce.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Angeli reggidrappo Ambito Ambito tedesco Data oggetto: Seconda metà del XV secolo Materiale: Legno Tecnica: Intaglio, Pittura Dimensioni: (a) Angelo reggidrappo: altezza 81, 5 cm; larghezza 31 cm; spessore 10 cm;
(b) Angelo reggidrappo: altezza 87 cm; larghezza 32,5 cm; spessore 10 cm.
Tipologia: Arredi Acquisizione: 1933 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: (a) 7976/1; (b) 7976/2

I due angeli senza ali, in coppia, differiscono tra loro per minime variazioni, di cui la più significativa è la maggiore altezza di uno dei due (b). Entrambi sono raffigurati nell’atto di reggere ciascuno un drappo teso di fronte a loro, leggermente increspato nella parte superiore e terminante in basso con una frangia: è pertanto visibile solo il mezzobusto delle figure. L’angelo più grande (b) è abbigliato con una veste legata in vita e con un mantello fissato sul davanti da un fermaglio; ha la testa inclinata con le labbra chiuse e i riccioli dei capelli sono fermati alla fronte da un nastro. La stessa acconciatura si osserva nell’altro angelo (a), che ha gli occhi più aperti, rivolti frontalmente, e la bocca socchiusa; ha una veste simile a quella del compagno, ma senza mantello, e con un ampio scollo, la cui stoffa gli ricade abbondantemente sul petto. Le sculture sono entrate a far parte delle raccolte del Museo di Palazzo Venezia attraverso il lascito di Henriette Tower Wurts, moglie del diplomatico statunitense George Wurts, nella cui collezione si trovavano fino al 1933. Nei primi cataloghi del Museo, dove erano dati all'ambito di Norimberga attorno al 1480, i pezzi furono avvicinati a quattro angeli di mano di Hans Multscher, provenienti dall’altare ligneo della parrocchiale di Vipiteno e oggi nel locale Multschermuseum, e ad altre opere simili conservate presso il Germanisches Nationalmuseum di Norimberga (Santangelo 1954). Più recentemente, i pezzi sono stati confrontati con un gruppo raffigurante Dio Padre e angeli (1480 circa) dei Musées Royaux d’Art et d’Histoire di Bruxelles e con la produzione di Jan Eerstensz Van Schayck, ma anche con un Angelo che suona il salterio del Metropolitan Museum di New York (inv. 31.33.3), attribuito a uno scultore della valle del Reno tra il 1460 e il 1480 (Fachechi 2011).  I due angeli, scolpiti a bassorilievo e non rifiniti sul retro, proverrebbero da un altare intagliato, e più precisamente dal fondo di uno scomparto centrale (Santangelo 1954; Fachechi 2011). Il confronto con un frammento di altare raffigurante lo Sposalizio mistico di santa Caterina, databile attorno al 1475, conservato presso il Germanisches National Museum di Norimberga (inv. Pl.O.138), in cui dietro ai personaggi sono dipinti tre angeli nell’atto di reggere un prezioso tappeto borgognone, suggerisce che anche i due esemplari di Palazzo Venezia fossero collocati (e forse anche in numero maggiore di due) alle spalle di una scena sacra, formando con i loro drappi – originariamente dipinti – una sorta di fondale. Tracce dell’antica policromia infatti sono state riconosciute sul legno di tiglio nel corso delle indagini tecnico-scientifiche condotte dall’IVALSA-CNR di Firenze nel 2009, che hanno anche messo in luce la spaccatura netta all’altezza dei fianchi che interessa entrambe le sculture.

Lorenzo Mascheretti

Buono.

Un restauro è documentato nel 1949;
nel 2009 sono state condotte indagini tecnico-scientifiche presso IVALSA-CNR, Firenze.

Roma, Collezione Tower Wurts, primo quarto del XX secolo;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1933.

Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 71;
Fachechi Grazia Maria, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. Sculture in legno, in Barberini Maria Giulia (a cura di), Roma. Il Palazzo di Venezia e le sue collezioni di scultura, II, Roma 2011, p. 120, nn. 55-56.

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