Angeli reggicandelabro
Maestro degli angeli di carta Terzo quarto del XV secolo
Associati all’opera dell’anonimo Maestro degli angeli di carta, soprannome dietro cui si cela probabilmente un collaboratore di Domenico di Michelino, i dieci Angeli reggicandelabro provengono dalla Collezione Wurts e giungono al Museo di Palazzo Venezia nel 1933, in seguito al dono di Henriette Tower Wurts. Come gli omologhi conservati presso il Museo Stibbert di Firenze e la Collezione Cagnola, essi costituivano in origine una decorazione per apparati effimeri: dotati di candele, erano probabilmente appesi ai soffitti delle chiese in occasioni liturgiche particolari.
Associati all’opera dell’anonimo Maestro degli angeli di carta, soprannome dietro cui si cela probabilmente un collaboratore di Domenico di Michelino, i dieci Angeli reggicandelabro provengono dalla Collezione Wurts e giungono al Museo di Palazzo Venezia nel 1933, in seguito al dono di Henriette Tower Wurts. Come gli omologhi conservati presso il Museo Stibbert di Firenze e la Collezione Cagnola, essi costituivano in origine una decorazione per apparati effimeri: dotati di candele, erano probabilmente appesi ai soffitti delle chiese in occasioni liturgiche particolari.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Gli Angeli reggicandelabro appartengono a una serie, forse incompleta, oggi sopravvissuta in tredici pezzi divisi tra la Collezione Cagnola di Gazzada Schianno, in provincia di Varese, il Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma e il Museo Stibbert a Firenze. Altri esemplari omologhi, oggi dispersi, erano segnalati presso la Collezione Figdor a Vienna e presso il British Museum di Londra (Ciardi 1965), ma questi ultimi non sono esattamente avvicinabili a quelli in esame, pur condividendone probabilmente le funzioni d’uso. I tredici angeli superstiti sono accomunati da foggia, dimensioni e tecnica esecutiva: sono composti unendo due fogli interi e fasce di cartone, con l’aggiunta di tele a trama larga applicate sui bordi a rinforzo; il disegno preparatorio – condotto su un unico modello riutilizzato anche in controparte – è a tratti bruni e la finitura è a tempera. Sopra una nuvola, ciascun angelo è rappresentato nell’atto di reggere con una mano un candelabro e con l’altra un oggetto appeso a un’estremità, oggi mancante. Gli angeli hanno capelli biondi che si stagliano su un’aureola dorata e sono trattenuti da un diadema; le vesti, bordate d’oro, sono strette in vita da un drappo allacciato, che ferma la stola diaconale. I rari colori degli abiti – blu oltremare, rosso e verde – sono usati in maniera complementare per caratterizzare anche gli altri dettagli della composizione come le ali, le nuvole e la fodera della tunica. La presenza di colature di cera in corrispondenza dei candelabri e il fatto che un gocciolatoio ottocentesco sia ancora visibile su uno degli esemplari della Collezione Cagnola hanno fatto ipotizzare un utilizzo come portaceri: gli angeli erano plausibilmente parte di apparati provvisori per l’ornamento delle chiese in occasioni di speciali solennità. Più che a una collocazione ai lati di altari (Cristiani Testi 1978), è verosimile che fossero destinati a essere appesi ai soffitti, come farebbe credere la presenza di un gancio alla sommità del pezzo custodito presso il Museo Stibbert di Firenze (Pittiglio 2007) e come conferma il confronto con un dettaglio dell’affresco quattrocentesco raffigurante la Distribuzione delle elemosine di Domenico di Bartolo presso il Pellegrinaio di Santa Maria della Scala a Siena, in cui sono rappresentati manufatti molto simili a quelli in esame, agganciati a un lampadario “a ruota” (Parenti 2017). In particolare, si è supposto di ricondurre gli Angeli reggicandelabro alle feste e alle rappresentazioni religiose organizzate nel 1471 nel quartiere di Oltrarno in occasione della visita a Firenze dei duchi di Milano, Galeazzo Maria Sforza e di Bona di Savoia: nei libri di spese delle compagnie che commissionarono gli spettacoli, infatti, sono annotati materiali (tempera, carta, tela, cartone) corrispondenti a quelli delle sagome angeliche, che componevano le "similtudine d’angioli" per i cieli o le nuvole artificiali allestiti nelle chiese fiorentine (Ventrone 2009; Ventrone 2016, p. 62, nota 91).
Lorenzo Mascheretti
Stato di conservazione
Discreto. A partire dai caratteri dell’esemplare conservato presso il Museo Stibbert di Firenze – che appare double face, costituito da due sagome incollate tra loro – è stato supposto che anche gli altri pezzi inizialmente dovessero essere accoppiati, come suggerirebbero pure i colori abbinabili degli indumenti degli angeli. Nel corso dell’Ottocento le coppie sono state separate e montate singolarmente su telai lignei, forse per renderle più appetibili sul mercato antiquario, con la conseguente foratura della superficie cartacea.
Restauri e analisi
Il restauro dei pezzi del Museo di Palazzo Venezia del 1994-1995 (condotto da Immacolata Afan de Rivera) ha rimosso i telai, le cui le sagome erano state unite, e l’ultimo intervento conservativo (Elisabetta Marmori, 2006) ha proseguito in direzione del ripristino dell’aspetto originario delle opere, unendo nuovamente quattro paia di sagome con un procedimento reversibile; i restanti angeli di Palazzo Venezia, spaiati, trovano probabilmente i loro corrispettivi nei citati pezzi della Collezione Cagnola.
Iscrizioni
Alcuni fogli manoscritti, identificati in vecchi libri contabili del XV secolo, sono stati utilizzati quali materiali di scarto nella creazione dei manufatti (Vigliarolo 2007, pp. 19-20).
Provenienza
Roma, Collezione George Washington Wurts ed Henrietta Tower;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1933, donazione di Henrietta Tower Wurts
Esposizioni
Jackson, Mississippi Museum of Art, Between God and Man: Angels in Italian Art, 9 giugno-30 dicembre 2007;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Gli Angeli alla corte dei Medici. Fragili apparati scenici per le grandi feste popolari, 20 dicembre 2007-30 aprile 2008.
Bibliografia
Zeri Federico (a cura di), Catalogo del Gabinetto Fotografico Nazionale. 3. I dipinti del Museo di Palazzo Venezia in Roma, Roma 1955;
Ciardi Roberto Paolo, La raccolta Cagnola, dipinti e sculture, Milano 1965, p. 36, catt. 16-17;
Cristiani Testi Maria Laura, Essemplo, modello, natura, fantasia nella cultura artistica toscana del ’300, in «Critica d’Arte», 157-159, 1978, pp. 47- 72;
Todini Filippo, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, vol. I, Milano 1989;
Parenti, in Boskovits Miklós, Fossaluzza Giorgio (a cura di), La collezione Cagnola, vol. I (I dipinti dal XIII al XIX secolo), Busto Arsizio 1998, pp. 84-86, cat. 10.11;
Parenti, in Scudieri Magnolia, Rasario Giovanna, a cura di, Miniatura del ’400 a San Marco. Dalle suggestioni avignonesi all’ambiente dell’Angelico, catalogo della mostra (Firenze, Museo di San Marco, 1 aprile-30 giugno 2003), Firenze 2003, pp. 209-210, cat. I.58;
Bernabei, in Buranelli Francesco (a cura di), Between God and Man: Angels in Italian Art, catalogo della mostra (Jackson, Mississippi Museum of Art, 9 giugno-30 dicembre 2007), Jackson 2007, p. 129, cat. s.n.;
Sconci Maria Selene (a cura di), Gli Angeli alla corte dei Medici. Fragili apparati scenici per le grandi feste popolari, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, 20 dicembre 2007-30 aprile 2008), Roma 2007;
Pittiglio Gianni, Gli angeli in cartapesta del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia: funzione, contesto e vicende attributive, in Sconci Maria Selene (a cura di), Gli Angeli alla corte dei Medici. Fragili apparati scenici per le grandi feste popolari, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, 20 dicembre 2007-30 aprile 2008), Roma 2007, pp. 9-14;
Vigliarolo, in Sconci Maria Selene (a cura di), Gli Angeli alla corte dei Medici. Fragili apparati scenici per le grandi feste popolari, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, 20 dicembre 2007-30 aprile 2008), Roma 2007, pp. 9-14;
Ventrone Paola, La propaganda unionista negli spettacoli fiorentini per il concilio del 1439, in Lazzi Giovanna, Wolf Gerhard (a cura di), La stella e la porpora. Il corteo di Benozzo e l'enigma del Virgilio Riccardiano, Atti del convegno di studi (Firenze, 17 maggio 2007), Firenze 2009, pp. 23-47;
Fachechi Grazia Maria, George Washington Wurts, Henriette Tower, una collezione di “curiosità e opere d’arte” e una villa “magnificent, the handsomest ever bestowed on Rome”, in Perini Folesani Giovanna, Ambrosini Massari Anna Maria (a cura di), Riflessi del collezionismo tra bilanci critici e nuovi contributi, Atti degli convegno (Urbino 2013), Firenze 2014, pp. 339-357;
Bernacchioni, in Tartuferi Angelo, D’Arelli Francesco (a cura di), L’arte di Francesco. Capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XIII al XV secolo, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie dell’Accademia, 31 marzo-11 ottobre 2015), Firenze 2015, pp. 242-244, cat. 35;
Ventrone Paola, Teatro civile e sacra rappresentazione a Firenze nel Rinascimento, Firenze 2016;
Parenti, in Pellegrini Emanuele (a cura di), Voglia d’Italia. Il collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia; Gallerie Sacconi al Vittoriano, 7 dicembre 2017-4 marzo 2018), Roma 2017, pp. 204-209, cat. 3.7;
Gritti Jessica, Donato Bramante e il battesimo di Francesco Sforza conte di Pavia, in «Arte lombarda», 188, 2020/1, pp. 32-52.