Adorazione dei Magi
Galeazzo Mondella detto il Moderno 1490-1495 circa
L’Adorazione dei Magi mostra il momento in cui il corteo di persone, cavalli e cammelli, guidati dalla stella, giunge a rendere omaggio a Gesù appena nato. L’opera è attribuita concordemente all’orafo veronese Galeazzo Mondella detto il Moderno ed è ritenuta una prova giovanile dell’artista, quando sono ancora molto forti gli influssi di Andrea Mantegna. La critica ha messo in luce la composizione di stampo tradizionale, ancora vicina ai moduli tardogotici, come indicano la lunga schiera di personaggi e il dettaglio cortese del paggio che slaccia un calzare al re magio all’estrema sinistra.
L’Adorazione dei Magi mostra il momento in cui il corteo di persone, cavalli e cammelli, guidati dalla stella, giunge a rendere omaggio a Gesù appena nato. L’opera è attribuita concordemente all’orafo veronese Galeazzo Mondella detto il Moderno ed è ritenuta una prova giovanile dell’artista, quando sono ancora molto forti gli influssi di Andrea Mantegna. La critica ha messo in luce la composizione di stampo tradizionale, ancora vicina ai moduli tardogotici, come indicano la lunga schiera di personaggi e il dettaglio cortese del paggio che slaccia un calzare al re magio all’estrema sinistra.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
L’opera, attribuita da Molinier (1886) all’orafo veronese Galeazzo Mondella detto il Moderno (1467-1528), rappresenta l’Adorazione dei Magi. La Sacra Famiglia è collocata sulla destra, vicino a un altro bambino da identificare in san Giovannino, e a un piccolo cane in primo piano. Alle loro spalle vediamo la capanna in legno. Sulla sinistra compaiono i Magi che presentano i loro doni: uno, inginocchiato, ha appoggiato al suolo la corona in segno di deferenza; dietro di lui un secondo re si inclina a porgere il proprio dono; infine, il terzo re magio, di aspetto mondano, abbigliato alla moda del Quattrocento (con copricapo e riccioli lunghi), si distrae dall’avvenimento sacro perché la sua attenzione è distolta da un paggio che gli sta togliendo i calzari. Un cavallo e tre uomini concludono il gruppo in primo piano. Il paesaggio è composto da rilievi montuosi percorsi dal corteo di uomini, cavalli e cammelli che stanno giungendo a rendere omaggio al nuovo nato. Sul cielo brilla isolata la stella a otto punte, osservata da un pastore disteso che si porta la mano al volto mentre il suo gregge pascola tranquillo. Diversamente dalla maggior parte degli altri esemplari, la placchetta è racchiusa da una cornice modanata presente anche nelle versioni del Metropolitan Museum di New York (inv. 38.152.6) e dei Musei Civici di Padova (Banzato 1989). L’Adorazione dei Magi fa parte di una serie di placchette di Moderno dedicate alla vita di Cristo, di cui anche la Presentazione di Gesù al Tempio, la Flagellazione, la Crocifissione e la Resurrezione sono presenti nelle collezioni del Museo di Palazzo Venezia (cfr. inv. 10828, inv. 10829, inv. 10830, inv. 10831), tutte provenienti dalla raccolta viennese dell’ambasciatore Giacinto Auriti (Santangelo 1964; Cannata 1982). La proposta di ritenere la composizione derivata dall’Adorazione dei Magi di Cesare da Sesto eseguita per Messina intorno al 1513-1514 e oggi al Museo di Capodimonte a Napoli (Middeldof Goetz 1944) non è stata condivisa dalla critica successiva. Lewis (1989), che ha dato la lettura più approfondita di quest'opera di Moderno, ne suggerisce una datazione ai primi anni novanta del XV secolo e ne riconosce alcune fonti visive in ambito veneto: in particolare, la composizione sembra ispirata a una tavola con lo stesso soggetto di Antonio Vivarini (1445 circa), oggi nei Musei di Berlino, mentre i Magi in primo piano paiono discendere da quelli nel dipinto di Andrea Mantegna (1460 circa) al centro del trittico in origine a Mantova, e oggi agli Uffizi. Tali confronti, pur fondati, sono stati giudicati generici dalla critica successiva (Jestaz 1997), poiché le assonanze dipendono piuttosto da una tradizione iconografica consolidata. Rimane in ogni caso indicativo il dettaglio del paggio che slaccia un calzare al Magio più giovane, presente già nell’Adorazione di Gentile da Fabriano oggi agli Uffizi (Lewis 1989). Pope-Hennessy (1965) notava la somiglianza tra il Magio anziano inginocchiato e il San Girolamo dello stesso Moderno (confronto riproposto in Rossi 1974). Ancora, Cannata (1982) ha individuato ulteriori rapporti con altri elementi della serie: il volto barbuto di questo stesso re Magio torna nel Longino della Crocifissione (inv. 10830) e nel sacerdote della Presentazione di Gesù al Tempio (10828), dove il cagnolino dell’Adorazione è ripetuto per ben tre volte. A una cronologia precoce rimandano la cultura mantegnesca e i richiami tardogotici individuati dalla critica. Anche la debolezza compositiva (Rossi 1974; Cannata 1982) e l’affastellamento delle figure suggeriscono di collocare la realizzazione di questa placchetta durante la fase giovanile dell’artista. Tra gli esemplari migliori spiccano quelli di Cleveland (Wixom 1975; modificato nel 1593 dall’orafo Giovanni Battista Fontano per l’arcivescovo di Brindisi Andrea Aiardo) e di Berlino (Bange 1922; con aggiunta di una cornice a lesene scanalate e timpano con testa di cherubino), mentre la maggior parte degli altri, compreso quello del Museo di Palazzo Venezia, presenta le superfici cancellate a causa della ripetizione degli stati e della consunzione dovuta al tempo e all’utilizzo della placchetta come “pace” offerta al bacio dei fedeli. Gli esemplari conservati sono numerosi (si vedano quelli elencati in Rossi 1974 e Wixom 1975): a Berlino (Bange 1922), a Santa Barbara (Middeldorf, Goetz 1944), al Louvre (Molinier 1886; Migeon 1904), al Victoria & Albert Museum (Maclagan 1924), alla National Gallery of Art di Washington (De Ricci 1931; Cott 1951; Pope-Hennessy 1965), nella collezione Imbert (Imbert, Morazzoni 1944), a Belluno (Venturi 1910; Jestaz 1997), a Brescia (Rossi 1974), a Torino (A.S.F. 1982), a Padova (Banzato 1989). Due si trovano al Metropolitan Museum di New York (inv. 1986.319.21; inv. 38.152.6) e ben tre ai Musei Civici di Vicenza (Banzato 2000). La placchetta in bronzo dorato del Louvre, modificata nel tardo Cinquecento, presenta sul retro la data 1560 e la dedica di Francesco e Polissena Giustiniani (Molinier 1886; Migeon 1904; tra le modifiche il volto posto di profilo della Vergine, Jestaz 1997).
Giulio Pietrobelli
Stato di conservazione
Buono. Patina naturale bruna, lacca scura.
Provenienza
Vienna, Collezione di Giacinto Auriti, formata tra il 1922 e il 1933, n. 5;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, donazione del 1963.
Bibliografia
Molinier Émile, Les bronzes italiens de la Renaissance. Les plaquettes. Catalogue raisonné, Paris 1886, I, pp. 125-127 n. 168;
Migeon Gaston (a cura di), Musée National du Louvre. Catalogue des bronzes & cuivres du Moyen Âge, de la Renaissance et des temps modernes, Paris 1904, p. 244 n. 300;
Forrer Leonard, Biographical Dictionary of Medallists, London 1909, IV, pp. 101-102;
Venturi Lionello, I bronzi del Museo Civico di Belluno, in «Bollettino d’Arte», IV, 1910, 9, pp. 353-366, nota 3;
Bange Ernst Friedrich (a cura di), Die Italienischen Brozen der Renaissance und des Barock: Riliefs und Plaketten, Berlin 1922, II, p. 62 n. 451, tav. 50, n. 451;
Maclagan Eric, Victoria & Albert Museum. Catalogue of Italian Plaquettes, London 1924, pp. 28-29, n. 7453-1861;
De Ricci Seymour, The Gustave Dreyfus Collection. Reliefs and Plaquettes, Oxford 1931, p. 129, n. 166;
Imbert Eugenio, Morazzoni Giuseppe (a cura di), Le placchette italiane. Secolo XV-XIX. Contributo alla conoscenza della placchetta italiana, Milano 1941, p. 55, n. 103, tav. XIX.3;
Middeldorf Ulrich, Goetz Oswald, Medals and Plaquettes from the Sigmund Morgenroth Collection, Chicago 1944, p. 33, n. 228;
Cott Perry, Renaissance Bronzes: Statuettes, Reliefs and Plaquettes, Medals and Coins from The Kress Collection, Washington 1951, p. 151;
Santangelo Antonino, Museo di Palazzo Venezia. La collezione Auriti. Piccoli bronzi, placchette, incisioni e oggetti d’uso, Roma 1964, p. 35, tav. LIII;
Pope-Hennessy John, Renaissance Bronzes from the Samuel Kress H. Collection. Reliefs, Plaquettes, Statuettes, Utensils and Mortars, London 1965, pp. 45-46, n. 144, fig. 178;
Rossi Francesco (a cura di), Musei Civici di Brescia. Placchette secoli XV-XIX, Vicenza 1974, pp. 25-26, n. 30, fig. 11;
Wixom William, Renaissance Bronzes from Ohio Collections, The Cleveland Museum of Art, Cleveland 1975, n. 40;
A.S.F., in Dagli ori antichi agli anni Venti. Le collezioni di Riccardo Gualino, catalogo della mostra (Torino, Palazzo Madama, Galleria Sabauda, dicembre 1982-marzo 1983), Milano 1982, p. 121, n. 57;
Cannata Pietro (a cura di), Rilievi e placchette dal XV al XVIII secolo, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, febbraio-aprile 1982), Roma 1982, p. 49, n. 24;
Banzato, in Banzato Davide, Pellegrini Franca, Bronzi e Placchette dei Musei Civici di Padova, Padova 1989, pp. 57-58, n. 29;
Lewis Douglas, The Plaquettes of Moderno and His Followers, in «Studies in the History of Art», 22, 1989, pp. 105-141;
Jestaz Bertrand, Catalogo del Museo Civico di Belluno. Le placchette e i piccoli bronzi, Belluno 1997, pp. 54, 154, fig. 27;
Banzato, in Banzato Davide, Beltramini Maria, Gasparotto Davide, Placchette, bronzetti e cristalli incisi dei Musei Civici di Vicenza. Secoli XV-XVIII, catalogo della mostra (Caltanissetta, Cripta della Cattedrale, 16 settembre-12 novembre 2000), Verona 2000, p. 64, nn. 28-30, p. 122, figg. 28-30.