Filarete, il cui vero nome era Antonio Averlino, fu un architetto, scultore e teorico italiano del XV secolo. La sua carriera si sviluppò soprattutto tra Milano e Roma, contribuendo in modo significativo all'evoluzione dell'architettura rinascimentale.
Nato probabilmente a Firenze nel 1400, Filarete si formò, come suggerisce Giorgio Vasari, nella bottega di Lorenzo Ghiberti, per poi trasferirsi a Roma. Qui gli venne affidato da Eugenio IV l'incarico di modellare la Porta bronzea di San Pietro in Vaticano, opera portata a termine certamente nel 1445, come ricorda l’iscrizione su di essa incisa "Antonius Petri de Florentia fecit MCCCCXLV". Alcuni dettagli consentono di datare l’inizio della sua realizzazione dopo il 1439. Infatti, due dei bassorilievi che ornano i battenti si riferiscono proprio ad avvenimenti di quell'anno: il concilio di Firenze, oltre all'incontro, a Ferrara, tra Eugenio IV e l'imperatore Giovanni Paleologo. Nella porta di San Pietro, Filarete rivelò decisa indipendenza dagli esempi toscani e una altrettanto evidente suggestione dei modelli dell’arte imperiale romana.
Nel 1451, l'invito di Francesco Sforza a Milano diede inizio a un nuovo ciclo per l’artista. Fra i suoi progetti più importanti realizzati nella città lombarda si ricorda l’Ospedale Maggiore, dove lavorò per cinque anni. A questo periodo si ascrive inoltre il Trattato di Architettura (1460-1464), un’opera fondamentale, costruita da testo e immagini, dedicata a tecniche costruttive, materiali ed estetica architettonica. Nel trattato, l’artista esplorò anche la progettazione delle città, proponendo una visione idealizzata dell’urbanistica: famosa è la sua disquisizione di Sforzinda, una città ideale in forma di stella.
Costretto a lasciare Milano intorno al 1465, Filarete si trasferì inizialmente a Firenze alla corte dei Medici, e, in seguito, a Roma, dove secondo Vasari si spense nel 1469.