L'idea dell’Altare della Patria
Giuseppe Sacconi pensa di trasformare la zona centrale in un grande altare laico dedicato alla nazione e ai suoi valori
Giuseppe Sacconi, nominato alla fine del 1884 direttore dei lavori del Vittoriano, si trovò ben presto dinanzi a una serie di difficoltà, che lo obbligarono a intervenire pesantemente sul progetto emerso vincitore pochi mesi prima.
Questa fase di ripensamento investì anche il programma iconografico dei rilievi. Messa da parte l’idea delle raffigurazioni storiche d’ispirazione risorgimentale, Sacconi pensò piuttosto a un programma d’impianto allegorico. Il cambio di rotta era già chiaro nel progetto presentato in occasione della visita al cantiere di Umberto I, avvenuta il 4 giugno 1890.
Giuseppe Sacconi nel riflettere sulle funzioni della zona centrale e sull’apparato decorativo giunse all’idea di farne un Altare della Patria. All’origine vi era il modello francese degli “autels de la Patrie”: caratteristici della Francia di epoca rivoluzionaria – il primo risaliva al 1792 – gli oltre 36.000 “autels” rappresentavano simboli della nazione e dei suoi valori, rigorosamente civili e laici.
Nel Vittoriano il modello francese si sviluppò attraverso i suggerimenti del filosofo repubblicano Giovanni Bovio (1837-1903) e dello storico Pasquale Villari (1827-1917), fino ad assumere le forme di un fregio a rilievo raffigurante gli illustri che avevano precorso il Risorgimento. Questa concezione emerge fra l’altro nella relazione consegnata da Sacconi a re Vittorio Emanuele III nel gennaio 1905.