L'Altare della Patria in età fascista e la sistemazione di Armando Brasini

Cardine della propaganda di regime, la Tomba del Milite Ignoto assume una doppia valenza, laica e religiosa

A partire dalla Marcia su Roma, il 28 ottobre del 1922, il leader del Partito Nazionale Fascista Benito Mussolini rivolse una speciale attenzione all’Altare della Patria e alla Tomba del Milite Ignoto, trasformandoli in strumenti chiave della propaganda di regime. Qui fra l’altro si sarebbe svolta il 18 dicembre 1935 la cerimonia principale della “Giornata della fede”, nell’ambito della campagna di donazione dell’Oro alla Patria. 

La folla attende sul Vittoriano il passaggio di Mussolini in occasione della parata militare in via dell'Impero (oggi via dei Fori Imperiali) nel decennale del fascismo

La folla attende sul Vittoriano il passaggio di Mussolini in occasione della parata militare in via dell'Impero (oggi via dei Fori Imperiali) nel decennale del fascismo

Su tali basi, l’architetto Armando Brasini, direttore artistico del Vittoriano dal 1924 al 1939, dedicò una notevole cura alla sistemazione della zona. Dopo avere sovrinteso nel 1925 alla collocazione della statua della Dea Roma di Angelo Zanelli, Brasini modificò l’architettura dell’Altare della Patria, concependo per la Tomba del Milite Ignoto una doppia fruizione, laica e religiosa.

Ritratto dell'architetto Armando Brasini

Ritratto dell'architetto Armando Brasini

Brasini rese fruibile la Tomba del Milite Ignoto da due prospettive differenti, l’una all’esterno, l’altra all’interno del Vittoriano: per quest’ultima Brasini concepì una cripta e un altare. In tal modo l’architetto offrì una soluzione alle esigenze di quanti – in particolare le vedove e le madri dei caduti – chiedevano di poter organizzare intorno al Milite Ignoto messe e altre funzioni religiose.

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Sacello del Milite Ignoto

Sacello del Milite Ignoto

L'Altare della Patria in età fascista e la sistemazione di Armando Brasini
L'Altare della Patria in età fascista e la sistemazione di Armando Brasini