La monumentale porta di San Paolo fuori le mura (5 x 3,42 m) fu realizzata a Costantinopoli nel 1070 su commissione del console Pantaleone de Comite Maurone, esponente di una facoltosa stirpe di mercanti amalfitani che costruì la propria fortuna sul commercio con Bisanzio. Dalla seconda metà dell’XI secolo giunsero in Italia otto porte di manifattura costantinopolitana, preziose testimonianze dell’eccellenza metallurgica della capitale d’Oriente. Oltre alla porta della basilica di San Paolo fuori le mura, alla munifica committenza della famiglia de Comite Maurone è legata la manifattura di altri tre esemplari destinati al duomo di Amalfi, alla chiesa abbaziale di Montecassino e al santuario di Monte Sant’Angelo.
Progettata per chiudere l’ingresso principale della basilica, la porta è composta da due battenti e presenta un’intelaiatura che sorregge cinquantaquattro formelle prive di elementi in rilievo, il cui ordine originario ha subito diverse modifiche nel tempo. I pannelli (40 x 28 cm), fusi singolarmente a staffa e fissati su un supporto ligneo, sono realizzati in oricalco, una lega metallica simile all’ottone. La decorazione ad agemina, che in origine animava con sottili fili d’argento i contorni delle figure, degli ornati e di altri elementi, creando un raffinato contrasto cromatico con il fondo dorato, è oggi quasi completamente perduta.
L’impianto iconografico della porta comprende, oltre a motivi decorativi e simbolici, episodi della vita di Cristo, figure di profeti e apostoli, nonché scene del loro martirio. Nella definizione di questo articolato programma, che pone un forte accento sulla fase apostolica della Chiesa, ebbe verosimilmente un ruolo di rilievo Ildebrando di Soana, all’epoca preposito dell’abbazia di San Paolo, divenuto poi papa con il nome di Gregorio VII (1073-1085).