Mosaici di Giulio Bargellini

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Mosaici di Giulio Bargellini
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Una ispirata interpretazione della Secessione viennese e in particolare della pittura di Gustav Klimt

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I mosaici delle lunette del Propileo dell’Unità furono affidati al fiorentino Giulio Bargellini (1875-1936). Vinto il concorso bandito nel 1912, il pittore ottenne l’incarico solo nel 1915, dopo aver eseguito per ben due volte un modello al vero di una lunetta e un saggio a mosaico. Presentati i cartoni definitivi tra il 1917 e il 1920 Bargellini concluse il lavoro nel 1921. 

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Propilei dell'Unità
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Il compito di Bargellini era tradurre il concetto di Unità in immagini: l’artista a tal fine concepì le rappresentazioni allegoriche de La Forza, Il Lavoro, La Fede e La Sapienza

Nella lunetta orientale, sopra all’affaccio sui Fori, La Forza, una donna vestita di bianco che brandisce una spada, incede da destra verso il centro, dominato da Il Diritto; dalla parte opposta un guerriero presenta un adolescente. Sullo sfondo la scritta “TV CON IL FERRO IO CON L’AMORE”. 

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Nella lunetta a occidente, proprio sopra l’ingresso al Sommoportico, Il Lavoro è un lungo corteo, che si articola in tre gruppi di figure: una coppia di colombe bianche, simbolo di pace; una donna con una cesta di pane sulla testa e una bambina con la fisarmonica; un’altra donna, vestita a festa, che reca sul capo una fascina, e  Trittolemo, l’epico inventore dell’aratro, educato dalla dea Cerere a coltivare i campi.

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Nella lunetta meridionale, sopra l’affaccio sul Convento dell’Ara Coeli, sullo sfondo di una città cinta da possenti mura, La Fede, rappresentata con le fattezze della dea Venere, domina tre figure femminili: una ai suoi piedi implora il perdono, una espia la colpa nel dolore, la terza porta la lampada, simbolo della presenza di Dio.

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La lunetta nord, sopra l’affaccio su piazza Venezia, è dedicata infine a La Sapienza. All’interno di un’aula un maestro spiega ai suoi allievi il ciclo di produzione della luce elettrica: sullo sfondo un altare reca un candelabro e un libro aperto con la scritta: “SOLO LUCE À AMORE PER CONFINE”.

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Formatosi a Firenze presso l’Istituto di Belle Arti, Bargellini grazie alla vittoria nel pensionato artistico nazionale si era trasferito a Roma nel 1895, diventando allievo e collaboratore di Cesare Maccari (1840-1919), il maestro della grande decorazione, celebre per i suoi affreschi nel Palazzo del Senato (1881-1888). 
La consacrazione di Bargellini avvenne proprio con il concorso per i mosaici nel Vittoriano: negli anni successivi egli avrebbe ottenuto decine di importanti commissioni pubbliche, come le decorazioni del Palazzo della Banca d’Italia, del Palazzo di Giustizia e, sempre al Vittoriano, del Sacello del Milite Ignoto.

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Vittoriano
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Nei mosaici del Propileo dell’Unità Bargellini mette in mostra un linguaggio aggiornato sulla Secessione viennese e su Gustav Klimt in particolare: ne La Forza, ad esempio, rimandano al maestro austriaco l’accentuato linearismo, il gusto decorativo e le scelte cromatiche. Solo ne La Sapienza, ideata per ultima nel 1919, Bargellini sembra abbandonare questo linguaggio in favore di una adesione più convinta alle correnti espressioniste.