Il Piazzale del Bollettino ospita due memorie fondanti dell’identità italiana, entrambe legate alla Prima guerra mondiale, l’iscrizione con il cosiddetto Bollettino della Vittoria e il blocco di roccia del Monte Grappa
Il piazzale deve il suo nome all’iscrizione qui posta nel 1920 con il testo del cosiddetto Bollettino della Vittoria, ovvero del documento che il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito Italiano, firmò il 4 novembre 1918 per comunicare la vittoria dell’Italia nella Prima guerra mondiale. Lapidi con su inciso il Bollettino della Vittoria di Diaz vennero collocate in molte strade e piazze d’Italia.
Sul pavimento proprio sotto la lapide ecco un’altra memoria chiave della storia e dell’identità italiane, un blocco di roccia proveniente dal Monte Grappa, qui sistemato nel 1921, in ricordo della Prima battaglia del Piave, un episodio eroico della Prima guerra mondiale.
Ai lati della lapide si trovano otto are votive scolpite nel 1929-1930 dal marchigiano Giuseppe Tonnini (1875-1954). Le due al centro sono dedicate ai soldati caduti. Esser recano due iscrizioni: “ET FACERE FORTIA” a sinistra e “ET PATI FORTIA” a destra. Entrambe si ispirano alle Storie dell’autore classico Tito Livio: “Et facere et patiforti a romanum est” ovvero “È da Romano compiere e patire cose forti”.
Le altre sei are in marmo sono dette “delle città redente”, ovvero tolte alla dominazione straniere: si tratta delle sei città che il Regno d’Italia acquisì dopo il 1918 e che all’epoca venivano ritenute un elemento chiave del progetto dell’unificazione nazionale.
Le are si connotano per alcune varianti, che servono a distinguere una città dall’altra. Fiume presenta l’aquila a due teste rivolte verso occidente che ghermisce con le zampe una brocca, Pola uno scudo crociato, Trieste un’alabarda.
Trento si contraddistingue per l’aquila monocefala di San Venceslao, Gorizia per il castello con la sua cinta di mura, Zara infine per il suo protettore San Crisogono, raffigurato come un cavaliere.
Delle sei città, Gorizia, Trento e Trieste fanno parte ancora oggi dello Stato Italiano, Fiume, Pola e Zara invece della Repubblica di Croazia.