Ciclo delle Regioni d’Italia

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Ciclo delle Regioni d’Italia
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Un imponente concorso pubblico individua sedici artisti per altrettante Regioni da collocare sull’attico di coronamento

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Il ciclo delle Regioni italiane destinato all’attico di coronamento del Sommoportico doveva essere costituito da 16 figure femminili dell’altezza di 3,5 metri, ciascuna identificata da uno o più attributi: rispetto ad oggi infatti mancavano il Trentino e la Venezia Giulia, ancora sotto il dominio austriaco, la Valle d’Aosta e il Molise, istituite solo nel secondo dopoguerra. 

Un apposito concorso, bandito nel gennaio 1907 e già concluso nel maggio dello stesso anno, selezionò gli artisti. Vi parteciparono 182 concorrenti per un totale di 224 bozzetti. Tutti furono chiamati a presentare il bozzetto in gesso nelle proporzioni di un quinto del vero del medesimo soggetto: il Piemonte. I vincitori consegnarono le opere entro il 1910. 

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L’emiliano Pier Enrico Astorri (1882-1926) rappresentò Il Piemonte come una donna con un elmo in testa, la spada in una mano e lo scudo nell’altra. La Lombardia di Emilio Bisi (1850-1920) ha la corona ferrea dei Carolingi e sta per sguainare la spada. Il Veneto di Paolo Bartolini (1859-1930) tiene lo scettro della Serenissima Repubblica e lo scudo con il leone di San Marco. 

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La Liguria di Antonio Orazio Quinzio (1856-1928) indossa una maglia loricata con la croce di San Giorgio, poggia una mano su un rostro e l’altra sull’elsa di una daga. Mauro Benini (1856-1915) rappresenta L’Emilia con il berretto frigio, un fascio romano e un grosso volume con la scritta “ALMA MATER STUDIORUM”, riferimento all’Università di Bologna, la più antica del mondo occidentale.  

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La Toscana di Italo Griselli (1880-1958) ha una corona di alloro e indossa una veste aderente con due nastri: sul primo compare la firma dell’autore, sull’altro la scritta “Etruria Diva”. La mano destra stringe una torcia, la sinistra tiene uno scudo con il marzocco, ovvero il simbolo araldico del dominio fiorentino, un leone con la zampa sullo scudo con il giglio, insegna del comune. 
Le Marche di Giuseppe Tonnini (1875-1954) sono rappresentate da una figura femminile vestita di un peplo e di un manto orlato di gigli con un timone nella destra e uno strumento musicale, una lira, nella sinistra. L’Umbria di Elmo Palazzi (1871-1915) ha il capo velato, una mano sull’elsa di una spada e l’altra con una patera, ovvero una coppa usata per offrire bevande durante i sacrifici rituali. 

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Il Lazio di Adolfo Pantaresi (1830-1927) indossa una lorica ovvero l’armatura degli antichi romani, con la destra stringe un remo e con la sinistra una piccola Vittoria alata. Silvio Sbricoli (1864-1911) rappresenta Gli Abruzzi con un manto di pelle con testa di leone, l’asta dei Sanniti e i fiori dello zafferano. La Campania di Gaetano Chiaramonte (1872-1962) ha in testa la corona d’alloro, la destra poggia sull’elsa di una spada, la sinistra tiene una cornucopia piena di frutti. 

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Le Puglie di Francesco Pifferetti tengono con la mano destra grappoli d’uva. La Lucania (ovvero la Basilicata) di Luigi Casadio stringe con una mano l’elsa di una spada e con l’altra un bastone. La Calabria di Giovanni Niccolini veste una pelle di pecora, con la mano destra tiene una spada, con la sinistra uno scudo con l’immagine della Gorgone. 

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La Sicilia di Michele Tripisciano porta sulla testa una corona di foglie e fiori, ha in una una fascina di grano, nell’altra uno scudo con l’emblema della Trinacria, ovvero una testa di donna tra tre gambe e tre spighe di grano. La Sardegna di Luigi Belli indossa il costume folcloristico regionale, in una mano ha uno scettro, nell’altra la corona sabauda e ai suoi piedi un ermellino. 

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