Spallaccio

Hans Prunner 1490 circa

In mostra presso Palazzo Venezia

Lo spallaccio è quella parte dell’armatura che serviva per proteggere la spalla ed entrò in uso quando le corazze a lame andarono a sostituire le vesti in cotta di maglia. La misura ridotta di questo spallaccio ha permesso di ipotizzare che potesse fare parte dell’armatura di un ragazzo e la sua fattura consente di avvicinarlo all’ambito austriaco di Hans Prunner.

Lo spallaccio è quella parte dell’armatura che serviva per proteggere la spalla ed entrò in uso quando le corazze a lame andarono a sostituire le vesti in cotta di maglia. La misura ridotta di questo spallaccio ha permesso di ipotizzare che potesse fare parte dell’armatura di un ragazzo e la sua fattura consente di avvicinarlo all’ambito austriaco di Hans Prunner.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Spallaccio Autore: Hans Prunner Data oggetto: 1490 circa Materiale: Ferro Tecnica: Forgiatura Dimensioni: altezza 30,5 cm; larghezza 23 cm; spessore 15,5 cm
Tipologia: Armi Acquisizione: 1959 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 12926

Lo spallaccio è formato da sei lame fissate l’una sull’altra mediante dei rivetti (o ribattini) lisci e presenta un guardagoletta fisso (detto anche sovraspallaccio, il risalto metallico che aveva la funzione di rinforzare la difesa del collo; Gelli 1900, p. 210). La dimensione ridotta ha portato a supporre che questo spallaccio fosse parte di un’armatura da ragazzo, e non adatta per un adulto (di Carpegna 1969, p. 25, n. 125).
Lo spallaccio è l’elemento dell’armatura che aveva la funzione di proteggere la spalla. Elemento strutturale dell’armatura a piastre, venne in uso nel tardo Trecento, quando l’armatura a lame andò a sostituire quella in cotta di maglia. Gli spallacci erano realizzati unendo insieme diverse lame, che permettevano così una seppur limitata, articolazione della spalla, garantendo però a questa la massima protezione dai colpi in battaglia. Erano fissati al braccio mediante legacci di pelle. In musei e collezioni private si conservano sia spallacci lisci, come quelli in oggetto, sia altri completamente decorati da lavorazioni a incisione, o ancora lavorati a sbalzo, ad esempio i ben noti spallacci in forme di protomi ferine realizzati dagli armaioli milanesi nel pieno Cinquecento (Gelli 1900, pp. 301-303; Oakeshott 2012, pp. 85-87; La Rocca 2017, pp. 56-59).
Questo spallaccio presenta grande affinità con quelli dell’armatura che l’austriaco Hans Prunner, attivo a Innsbruck tra 1482 e 1499, realizzò per Filippo d’Asburgo detto il Bello (1478-1506), oggi conservata presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna (inv. A9; Thomas, Gamber 1954, tav. 18), tanto da fare ipotizzare anche per questo pezzo un contesto di provenienza affine. A Prunner si riferisce anche un petto del Metropolitan Museum di New York (inv. 29.150.70; Terjanian 2019, pp. 244-245, n. 137).
I fori presenti sul perimetro, inoltre, potrebbero indicare il luogo dove venivano fissate decorazioni in argento o ottone dorati, come è possibile riscontrare su alcuni pezzi realizzati per gli Asburgo (Scalini 2018, p. 81, n. II.10).
Questo spallaccio fa parte della collezione del principe Ladislao Odescalchi (1846-1922), acquistata dallo Stato italiano nel 1959 e collocata a Palazzo Venezia nel 1969. Questa vasta raccolta non era un’armeria di famiglia, ma era frutto di mirati acquisti sul mercato nazionale (Firenze, Roma) e internazionale (Parigi, Londra) a partire dal tardo Ottocento, guidati dal gusto personale di Odescalchi (Barberini 2007).

Giulia Zaccariotto

Buono.

Collezione Ladislao Odescalchi (Odescalchi, n. 1636);
acquisita dallo Stato italiano, 1959;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1969.

Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Antiche armi dal sec. IX al XVIII. Già Collezione Odescalchi, maggio-luglio 1969;
Roma, Castel Sant’Angelo; Roma, Museo Nazionale di Palazzo  Venezia, Armi e potere nell’Europa del Rinascimento, 26 luglio-11 novembre 2018.

 

Gelli Jacopo, Guida del raccoglitore e dell’amatore di armi antiche, Milano 1900;
Thomas Bruno, Gamber Ortwin, Die Innsbrucker Plattnerkunst, catalogo della mostra (Innsbruck, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, giugno settembre 1954), Innsbruck 1954;
di Carpegna Nolfo (a cura di), Antiche armi dal sec. IX al XVIII. Già Collezione Odescalchi, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, maggio-luglio 1969), con schede a firma del curatore, Roma 1969, p. 25, n. 125;
Di Carpegna Nolfo, Le armi Odescalchi, Roma 1976;
Barberini Maria Giulia, La collezione Odescalchi di armi antiche: storia della raccolta del principe Ladislao, in «Bollettino d’arte», s. VI, XCI, 2006 (2007), 137/138, pp. 101-114;
Fossà Bianca, Studio conservativo delle armi e armature Odescalchi. Nuove metodologie per la schedatura di una collezione, in «Bollettino d’arte», s. VI, XCI, 2006 (2007), 137/138, pp. 115-142;
Oakeshott Ewart, European Weapons and Armour. From the Renaissance to the Industrial Revolution, Woodbridge 2012;
La Rocca Donald J., How to Read European Armor, New York 2017;
Scalini Mario (a cura di), Armi e potere nell’Europa del Rinascimento, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo; Roma, Museo Nazionale di Palazzo  Venezia, 26 luglio-11 novembre 2018), con schede a firma del curatore, Cinisello Balsamo 2018, p. 81, n. II.10;
Terjanian Pierre, The Last Knight: the Art, Armor and Ambition of Maximilian I, New York 2019.

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