Il progetto di Giuseppe Sacconi

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Il progetto di Giuseppe Sacconi
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L’architetto marchigiano traduce il sogno di Giuseppe Mazzini in una straordinaria terrazza panoramica alla sommità del Vittoriano

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La terrazza
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Le parole scritte tanti anni prima da Giuseppe Mazzini risuonarono certamente nelle orecchie di Giuseppe Sacconi (1854-1905) al momento di partecipare al concorso per il Vittoriano del 1882. Fin dall’inizio, infatti, l’architetto previde alla sommità del monumento una terrazza panoramica. Da qui infatti si sarebbe potuto cogliere a pieno il senso del suo progetto, ovvero il collegamento tra la Roma del passato, quella dei Cesari e dei Papi, e la Roma del presente, la Capitale d’Italia. 


 

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Progetto dell'architetto Giuseppe Sacconi, vincitore del secondo concorso

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In occasione della cerimonia della posa della prima pietra nel 1885  Sacconi si preoccupò di far aggiungere al campanile dell’Aracoeli – che si trovava a 58 metri sopra Piazza Venezia – un’asta per mostrare ai convenuti l’altezza della terrazza e le quadrighe sui propilei. Già da allora – scrisse un commentatore del tempo – fu chiaro che da lì si sarebbe goduto un panorama unico sulla Città Eterna.

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Le difficoltà geologiche
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La posa della prima pietra del Vittoriano il 22 marzo 1885

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Le quadrighe
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Nel progetto risultato vincitore nel 1884 Sacconi immaginò ai lati della terrazza, sopra i due propilei, altrettante quadrighe: nella sua idea, le quadrighe, ovvero due cocchi tirati da quattro cavalli appaiati e guidati da un auriga, dovevano essere dedicate ai due valori portanti del monumento, l’Unità quella a oriente, la Libertà, quella a occidente. 


 

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Disegno acquerellato del profilo del Monumento a Vittorio Emanuele II elaborato da Sacconi, con l'ideazione finale delle quadrighe in bronzo dorato (in alto a destra)

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Veduta del propileo della Libertà del Monumento a Vittorio Emanuele II

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Sacconi desunse l’iconografia della quadriga dal mondo antico. Le quadrighe risultano già ampiamente diffuse in Grecia, fra l’altro attraverso le corse che dal 680 a.C. si svolsero nei giochi di Olimpia. Dalla Grecia il loro impiego trovò spazio in Etruria e di lì a Roma: durante l’età repubblicana i comandanti vittoriosi salivano lungo la Via Sacra sul Campidoglio su un cocchio trainato da quattro cavalli candidi. Ispirata al carro di Apollo, dio del Sole, la quadriga divenne in tal modo uno dei simboli per antonomasia del trionfo e della gloria, come attestano i Cavalli in bronzo oggi sulla Basilica di San Marco a Venezia.

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Rilievo con il Trionfo di Marco Aurelio, proveniente dalla decorazione di un arco di trionfo eretto nel Foro Romano alle pendici del Campidoglio per celebrare le vittorie dell'imperatore sui Germani e sui Sarmati, oggi conservato presso i Musei Capitolini a Roma

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Cavalli in bronzo dorato della quadriga della Basilica di San Marco a Venezia, oggi conservati presso il Museo della Basilica per proteggerli dai danni degli agenti atmosferici e sostituiti sul pronao della basilica con copie identiche

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ATTO II.