L’ultima opera entrata nella raccolta del museo è un importante ritratto in bronzo di un papa cinquecentesco
Il busto, esposto nella Sala Altoviti è ancor oggi d’incerta attribuzione. Alcuni studiosi hanno pensato di riferirlo alla bottega di Taddeo Landini (c. 1550-1596) o a quella di Bastiano Torrigiani (c. 1542-1620), e di collocarlo nella seconda metà degli anni Ottanta del Cinquecento. In tempi recenti Andrea Bacchi lo ha ricondotto a un anonimo maestro romano, che lo eseguì intorno al 1570.
L’opera, di eccellente qualità, raffigura papa Pio V, al secolo Antonio Ghislieri (1504- 1572). Entrato presto nell’ordine domenicano, Ghislieri aveva percorso tutti i gradini della carriera ecclesiastica fino al 1557, quando era divenuto cardinale. Salito al soglio di Pietro nel 1566, con l’appoggio di Carlo Borromeo, nei sei anni del suo pontificato Pio V si distinse come uno dei più rigorosi interpreti della Controriforma, ovvero quel processo di reazione e riorganizzazione promosso dalla Chiesa di Roma in conseguenza del dilagare della Riforma protestante. Il suo nome è legato alla creazione della Lega Santa e alla battaglia navale di Lepanto, nella quale il 7 ottobre 1571, le forze alleate cristiane sconfissero l’esercito ottomano. All’inizio del Settecento Clemente XI lo avrebbe proclamato santo.
Pio V è incoronato dalla tiara e veste un sontuoso piviale, decorato con le immagini dell’Angelo annunciante e della Vergine annunciata e chiuso da un fermaglio con al centro un cherubino. Il busto poggia su un peduccio, ornato dallo stemma Ghislieri tra due cherubini e, più in basso, dalla scritta con il nome del pontefice: “PIVS V. P.O.M.”.
L’opera, già nella collezione del duca delle Fiandre, passò successivamente in quella di Leopoldo di Coburgo Gotha, re del Belgio dal 1831. Nel 2020 è stato acquistata dallo Stato Italiano e subito destinata a Palazzo Venezia.