Un’altra delle spettacolari sale del palazzo, capace nel corso dei secoli di suscitare l’ammirazione di personaggi famosi: tra i tanti anche Wolfgang Amadeus Mozart e Gioacchino Rossini
La sala fa parte della sequenza di spazi monumentali fatti costruire dal cardinale Pietro Barbo subito dopo la sua elezione a papa con il nome di Paolo II (1464-1471) come sale di rappresentanza: l’obiettivo era di trasformare il palazzo cardinalizio in una residenza pontificia alternativa al Vaticano.
L’ambiente, per molto tempo noto come Sala del Concistoro, perché il collegio dei cardinali era solito tenere qui le proprie riunioni - l’ultima risale 1597 – assunse a grande notorietà nel diciottesimo secolo: a quel tempo lo illuminavano cinque grandi lampadari fatti venire appositamente da Murano e per questo era detto Sala dei Cinque Lustri. Fu sotto questi lampadari che nel 1770 il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) tenne uno dei suoi leggendari concerti. A qualche anno di distanza, nel 1842, con il palazzo ormai passato all’Austria, Gioacchino Rossini (1792-1868) vi diresse per la prima volta lo Stabat Mater.
Dopo aver ospitato nel 1922 la mostra delle opere d’arte recuperate dall’Austria, la sala fu scelta come sede di rappresentanza da Benito Mussolini. Nel secondo dopoguerra l’ambiente ha accolto prima le collezioni permanenti del museo e poi, dagli anni Ottanta, mostre temporanee. Dal 2016 parte stabilmente del percorso di visita, la sala è attualmente interessata dai restauri nell’ambito della realizzazione della stazione della Metro C.
Perduta ogni traccia quattrocentesca o settecentesca, le pareti presentano una decorazione ideata negli anni Venti del Novecento dall’architetto Armando Brasini (1879-1965) ed eseguita nel 1929 dal pittore Giovanni Costantini (1872-1947). Brasini immaginò una finta architettura neorinascimentale ispirata a quella della Sala del Mappamondo. Colonne, poste in cima ad alti stilobati, si alternano a specchiature e a finte nicchie: clipei e targhe contengono i nomi delle battaglie combattute dall’Italia nel corso della Prima guerra mondiale. Proprio a queste battaglie, dal Monte Grappa a Vittorio Veneto, si deve il nome corrente della sala. Il pavimento in marmo e il soffitto sono ugualmente degli anni Venti del Novecento. Il soffitto a cassettoni, in particolare, anch’esso di evidente ispirazione rinascimentale, è impreziosito da un lampadario su disegno di Giorgio Liebe.
In questa sala è collocato l’affresco settecentesco che rappresenta Pio IV (1559-1565) mentre dona il palazzo a Giacomo Soranzo (1518-1599), ambasciatore della Repubblica di Venezia.