Il gusto tipicamente rinascimentale dei bronzetti attraverso l’opera di un suo protagonista
Palazzo Venezia possiede una notevole raccolta di bronzi di piccole dimensioni, che per cronologia spaziano dal Rinascimento allo scadere del diciottesimo secolo. Questo bronzetto, esposto nel Palazzetto, raffigurante un Caprone, rappresenta una bella prova di Andrea Briosco, noto come il Riccio (1470-1532), che probabilmente l’eseguì nel secondo decennio del sedicesimo secolo.
Riccio, al pari di molti colleghi attivi nel campo dei bronzi nella Padova dell’epoca, era solito affrontare il mondo degli animali. Per questo pezzo l’artista potrebbe aver fatto riferimento al patrimonio figurativo o letterario classico: il caprone era un elemento ricorrente nei miti dionisiaci, secondo quanto riportano Erodoto, Euripide o anche Orazio. Nulla tuttavia esclude il rimando, alternativo o parallelo, al mondo veterotestamentario: il corpo tosato, salvo per alcune ciocche di lana del vello, e la presenza di una fronda d’alloro tra le corna potrebbe alludere al rito annuale di sacrificio prescritto da Mosè agli Israeliti.
Il Caprone faceva parte della nutrita collezione di bronzetti un tempo di proprietà del mercante d’arte romano Alfredo Barsanti: come tale, esso passò in Palazzo Venezia nel 1934.