Negli ultimi decenni del XVII secolo, dopo la morte di Gian Lorenzo Bernini, la sua fama subì un declino. Con l’affermarsi del Neoclassicismo, teorici come Francesco Milizia e Johann Joachim Winckelmann criticarono lo stile barocco, ritenuto eccessivo e teatrale.
Nonostante ciò, le incisioni e le stampe contribuirono a diffondere le innovazioni dell’artista e i suoi capolavori continuarono a essere studiati e ammirati.
Nelle accademie di Roma, giovani artisti italiani e stranieri copiarono e reinterpretarono le opere di Bernini attraverso disegni, calchi e modelli in gesso, considerandole fonti di ispirazione e strumenti di apprendimento.
Molte copie e repliche delle sue opere, realizzate in diversi materiali e dimensioni, circolarono sul mercato romano e internazionale, alimentando la domanda di collezionisti e mecenati.
In questo contesto si colloca l’opera qui presentata, probabilmente un modello d’accademia o una terracotta destinata alla fusione in bronzo.
Altri esempi di questo tipo sono conservati nei depositi del Museo di Palazzo Venezia, anch’essi provenienti dalla collezione Gorga (inv. nn. 13472; 14443/1-2).
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La fortuna di Bernini nel Settecento
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