1945-1984. Tra rinascita e contraddizioni - Le ferrovie d'Italia

Titolo
1945-1984. Tra rinascita e contraddizioni
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Terza sezione

Devastata durante la Seconda guerra mondiale, la rete ferroviaria nel 1945 ripartì quasi da zero. Anche grazie agli aiuti garantiti dal cosiddetto Piano Marshall, il programma americano di ricostruzione europea, le infrastrutture rientrarono in funzione con inattesa rapidità. Le Ferrovie dello Stato poterono così presentarsi come il simbolo della rinascita materiale e morale del Paese.

Dagli anni Cinquanta il treno tornò protagonista dei viaggi e della quotidianità. Nuovi modelli – dal Settebello e l’Arlecchino fino al Pendolino – incarnarono il prestigio, l’eleganza e la modernità del design italiano. D’altro canto, la costruzione della rete autostradale indirizzò il Paese verso il motore a scoppio e il trasporto su gomma, determinando la progressiva marginalizzazione delle rotaie.

Nel frattempo il pendolarismo, l’emigrazione dal Sud al Nord e la crescita delle aree urbane ridisegnavano la geografia sociale dell’Italia del boom. Milioni di persone si muovevano ogni giorno tra case, fabbriche e nuove periferie, sperimentando un’inedita dimensione collettiva del viaggio.

Nelle arti, nella letteratura e nel cinema il treno divenne specchio di questa trasformazione: emblema di libertà e di movimento, come nel passato, ma insieme anche memoria delle sofferenze connesse alla guerra, all’emigrazione e ad altre contraddizioni della modernità.

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