Seconda sezione
La nazionalizzazione, realizzata nel 1905, segnò una svolta decisiva nella storia dei trasporti italiani. Nacquero così le Ferrovie dello Stato: il loro obiettivo consisteva nell’unificare e rendere più moderno ed efficiente l’intero sistema del trasporto su rotaie. Le grandi industrie metalmeccaniche, come Ansaldo, Breda, FIAT e le Acciaierie di Terni, trovarono nelle Ferrovie dello Stato un potente volano di sviluppo.
Durante la Prima guerra mondiale (1915-1918), la rete ferroviaria divenne il cuore dello sforzo bellico assicurando il trasporto delle truppe al fronte con le celebri “tradotte”. Pochi anni dopo, nel 1921, il treno si trasformò in simbolo di lutto nazionale: lungo i binari viaggiò da Aquileia a Roma la salma del Milite Ignoto, ancora oggi custodita proprio qui nel Vittoriano, al centro dell’Altare della Patria.
Fra le due guerre mondiali il regime fascista impiegò le ferrovie come fulcro della politica economica e dell’immaginario collettivo, facendole assurgere a simbolo di efficienza e modernità. L’elettrificazione della rete, le Direttissime, le Littorine e i treni popolari sancirono fra l’altro la nascita del turismo di massa. Nelle arti e nella letteratura il treno continuò a incarnare l’ambivalenza della modernità: promessa di progresso e libertà per molti, a cominciare dai futuristi, viceversa paradigma dell’alienazione dell’uomo contemporaneo per altri.
Titolo
1905-1944. Dalla nazionalizzazione alla Seconda guerra mondiale
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